I primi verbali dell’ex capo ultrà che ha ucciso il rampollo del clan di Rosarno: «Era un modo per fermare gli interessi di altre famiglie. Per me, lui e Ferdico guadagni di 5-6mila euro al mese»
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Antonio Bellocco serviva alla parte criminale della tifoseria interista «per pararci». Andrea Beretta, che Bellocco lo ha ucciso con 21 coltellate nel settembre scorso, racconta ai pm di Milano un pezzo di storia della ’ndrangheta a San Siro. È il 22 novembre e il capo ultrà in manette per l’omicidio del rampollo del clan di Rosarno decide di parlare con i magistrati per raccontare tutto ciò che sa sui business che ruotano attorno alla Curva Nord: «Tutto il discorso del merchandising, biglietti, baracchini, parcheggi…».
“Berro” spiega che la nascita del rapporto con Bellocco è legata ai delicati equilibri nel mondo ultrà all’indomani dell’omicidio di Vittorio Boiocchi, ex leader di cui Beretta era il vice. Dopo quel delitto, spiega nei verbali riportati oggi da Repubblica, «gli Hammer (frangia della tifoseria organizzata dell’Inter, ndr) tentano il colpo (…). Sono venuti a minacciarmi».
Il clima è teso e Beretta teme di perdere il controllo, soprattutto della “cassa”. A quel punto Bellocco viene chiamato «per pararci». «Ha fatto valere la sua mafiosità?», chiede il pm. «Sì».
Totò il nano però non voleva limitarsi a una protezione pro forma: aveva capito che ruotavano un sacco di soldi intorno a San Siro: «Ci aveva visto lungo. Io gli ho trovato la casa a Pioltello, gli davamo 2 mila euro al mese». Il ragionamento era: «Meglio se lo teniamo noi, così quando si presenta qualcuno di qualche famiglia se ne occupa lui». Nel colloquio in carcere la procuratrice aggiunta Dolci chiede, sempre parlando di Bellocco: «L'avete assoldato come vostro socio per avere la protezione nei confronti di pretese di eventuali altre famiglie calabresi?». «Si, l'idea era quella», risponde Berretta.
Comprensibile, ma Bellocco voleva comandare e mettere le mani sulla fetta più corposa della torta.
Beretta: «Io, Bellocco e Ferdico portavamo a casa 5-6mila euro al mese a testa»
Beretta parla (anche) di quanto valesse questa torta. Parla di affari e di quanto guadagnavano lui, Marco Ferdico e Bellocco: «Tutto dipende dall’andamento della squadra. In quel periodo andava bene, di solito portavamo a casa 5-6 mila euro al mese a testa. Poi dipendeva se vinceva lo scudetto, se c’era la finale di Champions… Sull’agenda che mi hanno sequestrato in macchina ci sono tutti i pagamenti con le date che facevo a Bellocco, a Ferdico…Io incameravo i soldi del merchandising, Marco quelli del ticketing e della fanzine».
Gli ultrà gestivano il loro mercato parallelo dei biglietti: «Noi abbiamo delle tessere di nostra proprietà, intestate a persone della Curva, o magari io le ho intestate a mia zia… Centosessanta tessere. Abbonamenti. Queste tessere venivano rivendute al Baretto. Quando c’era una partita di cartello magari veniva aumentato il prezzo…». Per Inter-Juventus si possono pagare «anche 80 euro. E noi l’acquistiamo a 45,40 Questa è una prima fonte di guadagno, diciamo».
Le partite in trasferta erano un’altra importante fonte di guadagno: tra sistema dei biglietti, la raccolta fondi per il giornalino della curva e trucchetti vari, riporta Repubblica, una partita di cartello fruttava anche 10mila euro, dai 5 ai 7mila euro tutte le altre. Tutto diviso per tre. E con l’exploit dell’Inter in Champions ai capi ultrà sarebbero entrati «90mila euro a testa (…) ma ne beneficiava tutto il direttivo».
Il biglietto della finalissima di Istanbul contro il City «veniva rivenduto a 800, 900 euro. C’era un ricarico della madonna».