Il gup di Cosenza Francesco Luigi Branda ha disposto il rinvio a giudizio per il sindaco Mario Occhiuto nell'ambito dell'inchiesta per la bancarotta fraudolenta della Ofin. La prima udienza del processo è in calendario il 2 aprile del 2020. Condannata con il rito abbreviato a un anno e quattro mesi di reclusione, con pena sospesa, la sorella Annunziata Occhiuto, amministratrice della società nel periodo che ha preceduto il fallimento. Archiviata invece la posizione di Carmine Potestio, già capo gabinetto dell'amministrazione Occhiuto dal 2011 al 2016 e socio di minoranza della Ofin.

Le indagini

Secondo l'accusa, rappresentata dal pm Marialuigia D'Andrea, la Ofin faceva parte di un sofisticato sistema articolato in diverse altre società, tutte riconducibili a Mario Occhiuto, tra le quali la Feel srl, la Zenobia e anche la Mostre e Servizi Ingegneria, poi trasformata nella Moa, la Mario Occhiuto Architetture. La Guardia di finanza, dopo aver passato al setaccio una infinita mole di documenti, ha ricostruito il passaggio di ingenti somme di denaro, non soltanto tra una società e l’altra, ma anche dalla Ofin a Mario Occhiuto al quale, tra l’ottobre del 2006 e il dicembre del 2012, sono stati concessi prestiti infruttiferi per un totale di oltre tre milioni e mezzo di euro, solo in minima parte restituiti, appena il 15 per cento pari a circa 500 mila euro.

Il commento di Occhiuto

Occhiuto peraltro operava in una duplice veste: da un lato erogava i prestiti in qualità di amministratore della Ofin, dall'altro li incassava come persona fisica e socio della stessa srl. Tali prestiti erano anche privi di qualsiasi garanzia esattamente come i prestiti deliberati dalla Ofin in favore della Feel srl e della Zenobia srl. Questa emorragia di denaro prestato e non restituito sarebbe la causa del buco da tre milioni di euro che nel 2014 ha determinato il fallimento della Ofin. Asciutto il commento del sindaco di Cosenza: «L'esito dell'udienza preliminare era prevedibile, ha detto, il processo chiarirà la mia totale estraneità ai fatti contestati». Intanto però il rinvio a giudizio è una nuova tegola per Occhiuto ed una pesante, ulteriore pregiudiziale, alle sue aspirazioni di candidatura alla presidenza della Regione.

 

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