NOMI | Operazione "Fratelli d'acciaio" della Guardia di finanza. Sequestrati due milioni e mezzo di euro frutto del sistema messo in piedi dal gruppo Mercuri insieme a prestanomi
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L’hanno chiamata “Fratelli d’acciaio” perché a tenerne le redini c’erano, appunto, due fratelli di una nota famiglia imprenditoriale lametina. Sono stati in sette tra imprenditori e prestanome a finire nei guai e nella rete delle Fiamme Gialle del comando provinciale di Catanzaro.
I finanzieri, coordinati dal procuratore della Repubblica di Lamezia Terme Salvatore Curcio e dal sostituto procuratore Marta Agostini, stanno dando esecuzione, in diverse regioni del territorio nazionale (Lombardia, Piemonte, Puglia e Calabria), ad una misura cautelare personale e reale emessa dal gip del tribunale di Lamezia Terme Rossella Prignani, nei confronti di sette persone, imprenditori e loro “teste di legno”, operanti nel settore della fabbricazione e commercializzazione del legno e dell’acciaio, ritenuti, a vario titolo, responsabili di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di innumerevoli reati di bancarotta fraudolenta e di sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte ai danni dell’erario.
In particolare, i militari delle Fiamme Gialle lametine stanno notificando l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di: Alfredo Mercuri, classe ‘64, di Lamezia Terme (cz), Antonio De Fazio, classe ’68, Lamezia Terme, Alberto Pietro Banchini, classe ’60, di Milano. Notificata, invece, la misura di interdizione all’esercizio di attività professionali e d’impresa a Manny Mercuri, classe ‘73, Felice Ventura, classe ’64, di Lamezia Terme, Antonello Villella, classe ’74 Lamezia Terme, Romano Villella, classe ’52, di Lamezia Terme.
Contemporaneamente, i finanzieri stanno eseguendo il sequestro preventivo delle quote societarie della Dierre alluminio s.r.l. e della Allmer s.r.l., per un valore di circa 3,5 milioni di euro, e delle somme di denaro, costituenti il profitto del reato, per un ammontare complessivo di circa 2,5 milioni di euro.
L’operazione di oggi suggella una complessa ed articolata attività di indagine, che ha consentito di rivelare un artificioso sistema fraudolento posto in essere dal gruppo Mercuri, nota famiglia imprenditoriale lametina. In particolare, spiegano i finanzieri in una nota stampa, alcune loro società, dopo aver accumulato consistenti debiti di natura tributaria e contributiva, negli anni antecedenti alla dichiarazione di fallimento, sono state svuotate di tutti i beni, in favore di altre imprese, sempre riconducibili al medesimo nucleo familiare, gestite direttamente dagli stessi ovvero affidate a prestanome.