VIDEO | Il procuratore Dominjianni ha consigliato la distribuzione del testo tra i colleghi mentre il presidente Cisterna ha avvisato sui rischi dell'enfatizzazione mediatica
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Su iniziativa della Camera penale, è stato presentato nella sala consiliare di Palmi il libro “L’Inganno” del giornalista Alessandro Barbano. Il testo edito da Marsilio, che ha un sottotitolo che più chiaro non si può – “Antimafia, usi e soprusi dei professionisti del bene” – è già un caso nazionale e con l’autore hanno discusso magistrati del calibro di Alberto Cisterna e Gerardo Dominijanni, oltre che il docente dell’università di Napoli, Vincenzo Maiello. Dopo i saluti del presidente Giuseppe Milicia, è toccato al giornalista Davide Varì – direttore de Il Dubbio – instradare una discussione che ha preso le mosse dalla precisazione che l’autore si è sentito di dover fare. «Non voglio smantellare l’antimafia – ha affermato Barbano – dico soltanto essa è diventata un sistema che, approfittando della legislazione d’emergenza, ormai si muove fuori dallo Stato di diritto e quindi va cambiato».
Sulle correzioni che servono ha convenuto Dominijanni, procuratore generale della Corte d’appello di Reggio Calabria, che ha consigliato «ai colleghi la distribuzione e la lettura del libro», precisando comunque la sua contrarietà verso «la personalizzazione del dibattito». Nel libro vengono elencati diversi casi, alcuni inediti, di quelli che l’autore definisce «inaccettabili prezzi da pagare consistenti in abusi della carcerazione preventiva o delle interdittive antimafia» che, sempre secondo Barbano, «non devono essere considerati errori giudiziari, ma vere e proprie patologie di un sistema che in qualche caso cerca anche un lucro».
Presenti in sala anche protagonisti dei casi rilevati dall’ex direttore de Il Mattino, il giudice Cisterna – oggi presidente della Sezione civile del tribunale di Roma – ha tentato di scandagliare l’origine culturale del fenomeno. «Come tutti il giudice ha una propria idea su cosa sia la mafia – ha chiosato – e cerca questa immagine, prodotta anche da una certa industria culturale, nelle carte che ha davanti nel momento in cui deve emettere una sentenza». Uno spaccato psicologico ben preciso, quello rivelato da Cisterna, che ha invitato a «rifuggire dalle suggestioni mediatiche», come pure ha avvisato sui rischi di «una tecnologia, pubblicizzata dalla Direzione nazionale antimafia, che considera le relazioni mafiosi analizzabili come un algoritmo che consente di essere parecchio pervasivo rispetto alla privacy delle persone».
Nel suo intervento Maiello ha tratteggiato i lineamenti giuridici della legislazione emergenziale, sostenendo che «solo portando nelle piazze i temi del garantismo è possibile ritornare ad una pratica penale sganciata dall’abuso della dottrina extra giurisprudenziale».