Confermata dalla Cassazione l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di tre degli indagati accusati di aver fatto saltare in aria con un’autobomba il 9 aprile scorso a Limbadi il biologo Matteo Vinci, ferendo gravemente anche il padre Francesco Vinci. La Suprema Corte ha quindi respinto i ricorsi di Rosaria Mancuso, 64 anni, del marito Domenico Di Grillo, 72 anni, e di Vito Barbara, 29 anni, genero dei primi due.

Nella giornata di ieri, invece, la stessa Cassazione ha annullato con rinvio al Tribunale del Riesame l’ordinanza nei confronti di Lucia Di Grillo, 30 anni, moglie di Vito Barbara e figlia di Rosaria Mancuso e Domenico Di Grillo.

Gli indagati sono tutti di Limbadi e si trovano in carcere dal 29 giugno scorso su ordinanza del gip del Tribunale di Vibo Valentia che però all’atto della misura aveva restituito gli atti alla Dda di Catanzaro affinchè avanzasse una nuova ordinanza di custodia cautelare al competente gip distrettuale in quanto i reati di omicidio e tentato omicidio sono aggravati dalle modalità mafiose. L’autobomba, secondo gli inquirenti, sarebbe stata la risposta di alcuni componenti del clan Mancuso (Rosaria è sorella dei boss Giuseppe, Diego, Francesco e Pantaleone Mancuso) alla mancata cessione di alcuni terreni agricoli da parte dei Vinci.

 

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