Autobomba a Limbadi, da rivedere la posizione di Lucia Di Grillo

La Cassazione ha annullato con rinvio al Tribunale del riesame di Catanzaro l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per la donna accusata, in concorso con altri familiari, della morte di Matteo Vinci

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23 gennaio 2019
11:32
L’auto distrutta dalla bomba
L’auto distrutta dalla bomba

La prima sezione penale della Cassazione, in accoglimento di un ricorso dell’avvocato Giovanni Vecchio, ha annullato con rinvio al Tribunale del riesame di Catanzaro l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Lucia Di Grillo, 30 anni, figlia di Rosaria Mancuso.


La Di Grillo, unitamente al padre Domenico Di Grillo, alla madre Rosaria Mancuso ed al marito Vito Barbara, era stata raggiunta da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere - emessa dal gip distrettuale - il 18 luglio scorso con l’accusa di aver fatto saltare in aria con un’autobomba il 9 aprile 2018 a Limbadi il biologo Matteo Vinci. Nell’esplosione era rimasto gravemente ferito anche il padre Francesco Vinci.



Tutti gli indagati si trovano in carcere dal 29 giugno scorso su ordinanza del gip del Tribunale di Vibo Valentia che però all’atto della misura aveva restituito gli atti alla Dda di Catanzaro affinché avanzasse una nuova ordinanza di custodia cautelare al competente gip distrettuale in quanto i reati di omicidio e tentato omicidio sono aggravati dalle modalità mafiose.


L’autobomba, secondo gli inquirenti, sarebbe stata la risposta di alcuni componenti del clan Mancuso (Rosaria è sorella dei boss Giuseppe, Diego, Francesco e Pantaleone Mancuso) alla mancata cessione di alcuni terreni agricoli da parte dei Vinci.

 

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