L'assoluzione dell'ex Presidente della Regione Calabria Oliverio «pone in modo non più eludibile la urgente necessità di mettere mano con determinazione al tema della responsabilità, ed anzi ad oggi della irresponsabilità, del magistrato nell'ordinamento giudiziario italiano».

Lo sostiene la giunta dell'Unione delle Camere penali, ricordando che nei confronti di Oliverio è stata riconosciuta l'«insussistenza» dei fatti di reato contestati e che hanno comunque determinato «la fine di una carriera politica, ma soprattutto la indebita alterazione delle dinamiche elettorali».

La credibilità della giurisdizione «è vulnerata agli occhi dei cittadini dal sempre più frequente spettacolo di indagini che prima travolgono vite private e pubbliche, carriere politiche, equilibri democratici di governi nazionali e locali, per non dire di attività economiche ed imprenditoriali, e poi, a distanza di anni ed ormai inutilmente, vengono riconosciute da giudici seri ed indipendenti come del tutto infondate, senza che nessuno sia chiamato a renderne conto in alcun modo. Occorre porre immediatamente rimedio a questo scandalo nostrano, non a caso unico al mondo, per il quale la carriera dei magistrati italiani progredisce automaticamente (il 99% delle "valutazioni di professionalità" sono positive), del tutto a prescindere da una valutazione di merito delle attività in concreto svolte dal singolo magistrato».

L'Ucpi chiede quindi al nuovo presidente dell'Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia «se non reputi sia giunto il momento di aprire con coraggio ed umiltà questa riflessione all'interno della magistratura associata». E al ministro della Giustizia «se vi sia una plausibile ragione per la quale abbia ritenuto, con la maggioranza di Governo, che questo inaudito privilegio professionale, impensabile per ogni altro comune cittadino, debba rimanere intatto e dunque estraneo alla indispensabile riforma dell'ordinamento Giudiziario, pur indicata come una assoluta prioritaria».