Ha inteso chiarire i passaggi che hanno portato all'arresto di due fratelli di 29 e 25 anni, Senibaldo Vincenzo e Francesco De Grandis, già noti alle forze dell'ordine, il procuratore della Repubblica Mario Spagnuolo.

 

«E’ semplice operare nell'emergenza e fermarsi al primo tassello. Qui invece i nostri investigatori hanno usato un metodo diverso e sono stati estremamente precisi, professionali. Ora - ha aggiunto - abbiamo un quadro granitico che si è arricchito di altre ipotesi di reato». Il procuratore Spagnuolo tiene ad assicurare che: «Noi continuiamo nel nostro lavoro. Ci tengo a precisare che il problema criminalità a Cosenza non può essere sganciato da quello sociale. Questo ci preoccupa ancora di più perchè qui si tratta di gente che commette furti per cento euro e a volte mettono a repentaglio la vita delle persone».

 

I due fratelli erano stati già fermati subito dopo la rapina ad una gioielleria nel centro di Cosenza, in cui rimase ferita la proprietaria, ma poi erano stati rilasciati per mancanza di gravi indizi. Adesso, dopo le prove del Dna, sono stati arrestati. Con loro sono indagati una loro sorella e ad un uomo di origini magrebine, destinatari dell'obbligo di firma in quanto avrebbero partecipato ad alcuni dei numerosi colpi effettuati nell'area urbana cosentina.

 

 

«Adesso abbiamo un quadro probatorio solido - ha detto il pm Antonio Tridico - anche perché i carabinieri sono riusciti a mettere una microspia nella loro auto e abbiamo sentito come parlassero liberamente dei loro colpi, dando vere lezioni di criminalità». I due, che non hanno neanche 30 anni, in un caso sarebbero anche ritornati, poco dopo un colpo, nello stesso negozio per prendere altro, accortisi che all'interno non c'erano telecamere. E più volte hanno utilizzato delle piccole cariche di esplosivo per far saltare le serrature di distributori automatici.

 

Francesco Pirillo