Un giro d’affari illecito dalle impressionanti dimensioni e tonnellate di droga distribuita in tutto il mondo. Sono questi dati che hanno reso unica l’operazione “Eureka”. Oltre mille uomini delle forze dell’ordine sono stati impiegati per disarticolare quello che gli inquirenti hanno definito un vero e proprio «network criminale».

Gli oltre 100 arresti sono solo la punta di un iceberg fatto di illegalità sommersa, di imponenti somme di denaro riciclate. Il dato emerso, infatti, è che le cosche di San Luca hanno messo in moto una macchina che avrebbe fruttato alla ‘ndrangheta oltre 22 milioni di euro.

«Si tratta di una indagine che ha interrotto operazioni finanziarie impressionanti», ha detto il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo. «Dall’indagine è emerso che c’è un investimento di circa 22,5 milioni di euro e ha portato a sequestri che ammontano a 23 tonnellate di cocaina, l’operazione di oggi ha interrotto operazioni che avrebbero avuto ricadute su tutta l’organizzazione».

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Un coordinamento internazionale che ha messo fuori gioco un sistema particolarmente articolato che tramite sistemi di comunicazioni tecnologici e un sistema cifrato, ha consentito di mantenere vivi i rapporti con la criminalità di mezzo mondo.

I Ros e il Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria, infatti, hanno collaborato per oltre 3 anni con le procure collegate a quest’operazione che, in fase esecutiva ha visto attivarsi i Comandi Provinciali Carabinieri di Catanzaro, Vibo Valentia, Pescara, Milano, Salerno, Catania, Savona, Bologna, Vicenza, L’Aquila, Ancona, Roma, Cagliari, degli Squadroni Eliportati Cacciatori di Calabria, Puglia e Sicilia, nonché del 8° Nucleo Elicotteri e del Nucleo Cinofili di Vibo Valentia.

Tutti i procuratori intervenuti durante la conferenza stampa hanno evidenziato come questa operazione sia stata «davvero particolare non solo per il numero dei personaggi indagati» ma per il flusso continuo e gli scambi avvenuti con diverse realtà criminali dislocate dalla Germania alla Francia al Belgio fino al Sud America. Questo ha fatto emergere, secondo gli investigatori, il potere legato «all’unitarietà della ‘ndrangheta».

La Direzione Distrettuale Antimafia guidata da Giovanni Bombardieri, si è mossa nei confronti di 108 soggetti indagati, tra gli altri, a vario titolo per associazione di tipo mafioso (imputazione a carico di 5 soggetti), concorso esterno in associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti (con l’aggravante della transnazionalità e dell’ingente quantità), produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti, detenzione/traffico di armi anche da guerra, riciclaggio, favoreggiamento, procurata inosservanza di pena, trasferimento fraudolento di valori e altri reati . Sono stati eseguiti provvedimenti di sequestro preventivo di società commerciali, beni mobili e immobili del valore di circa euro 25 milioni, localizzati in Italia, Portogallo, Germania e Francia.

«Il contrasto alla ‘ndrangheta – ha confermato Bombardieri - non può essere fatto solo a livello locale e oggi abbiamo dimostrato che si può fare. Quattro procure tedesche hanno lavorato con Reggio Calabria. Allo stesso modo la polizia spagnola e portoghese e tante altre realtà. Un insieme di uffici giudiziari che si sono impegnati e coordinati con noi per contratare un’attività dalle dimensioni impressionanti. Ros, Europol, Ican e tutti gli organi internazionali che hanno collaborato con noi hanno permesso sequestri in tutta Europa. Riuscivano a monitorare diversi campi per riciclare il denaro».

E come la ‘ndrangheta soffochi l’economia tanto calabrese quanto lombarda lo ha confermato il procuratore Giovanni Melillo che ha confermato come “Eureka” abbia «dimostrato la solidità delle valutazioni delle analisi sulla criminalità che facciamo. Questa vicenda dimostra in maniera limpida a quale punto possa arrivare l’integrazione dei circuiti criminali. Soprattutto di come le strutture criminali creino dei network internazionale, in particolare sul traffico di sostanze stupefacenti. Non vanno persi di vista i movimenti che caratterizzano gli interessi delle cosche. Siamo di fronte a una raffinata rete di traffici clandestini che muovono tonnellate di stupefacenti e volumi finanziari importanti».

Il carattere transnazionale dell’operazione è stato possibile grazie a Eurojust che ha assicurato il massimo supporto operativo, attraverso il membro nazionale italiano dott. F. Spiezia: «Non è mai stata fatta un’operazione di simile portata e questo conferma che la criminalità organizzata rappresenta il più grande pericolo. È stato un lungo percorso investigativo di oltre 3 anni. Abbiamo colpito le proiezioni economiche della criminalità organizzata in tutto il mondo. La cifra dell’aspetto economico e confermata dai 23 milioni di euro che hanno garantito il proliferare di questa attività criminale. Sono votati alla moderna tecnologia comunicativa quindi l’unica possibilità è il coordinamento internazionale per contrastarli».

La ‘ndrangheta è, dunque, una potenza che va contrastata con «una grande coalizione internazionale». E l’operazione Eureka ha rappresentato proprio questo. Come confermato dal Procuratore di Milano Marcello Viola: «Un’imponente attività di narcotraffico nel nostro territorio. Noi abbiamo ricostruito l’esistenza di due associazioni che si occupavano proprio della distribuzione in Lombardia. Un fenomeno che non può che preoccupare visto che interessa non solo la criminalità organizzata ma anche fenomeni come il riciclaggio».

Ed infatti, in contemporanea all’operazione, che si caratterizza per la particolare ampiezza dell’azione investigativa e l’intensa cooperazione giudiziaria e di polizia che ha riguardato numerosi Paesi europei ed extraeuropei, le autorità giudiziarie belghe e tedesche hanno in esecuzione rispettivamente 15 e 24 provvedimenti restrittivi, emessi dalle locali autorità, a carico di ulteriori indagati per reati in materia di narcotraffico e riciclaggio.

L’indagine condotta dall’Autorità Giudiziaria reggina è stata avviata nel giugno 2019 a seguito di raccordi tra l’Arma e la Polizia federale belga che stava investigando su alcuni soggetti riferibili alla cosca “Nirta” di San Luca attiva a Genk (Belgio), dedita, tra l’altro, al narcotraffico internazionale.

Le attività dell’Arma sono state progressivamente estese a diverse famiglie del centro aspromontano, interessando anche la locale di ‘ndrangheta di Bianco, nel cui ambito sono stati ricostruiti gli assetti interni, numerose condotte relative ad acquisto di cospicue quantità di cocaina per il mercato, di detenzione e porto di armi da guerra, rese clandestine, di reinvestimento di capitali illeciti in attività imprenditoriali - sia in Italia che all’estero - in particolare nei settori della ristorazione, del turismo e immobiliare.

Le attività investigative, coordinate grazie anche alla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo e da Eurojust, sono state condotte in cooperazione con diverse polizie estere e supportate dalla Dcsa, da Interpol- progetto I-Can, da Europol, dalla rete @ON e dalla Us-Dea. Gli indagati sono da considerarsi non colpevoli fino a sentenza di condanna divenuta irrevocabile.