Il neo collaboratore di giustizia svela alcune dinamiche della presunta cosca "Abbruzzese Banana": «Volevano uccidermi»
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Ivan Barone si definisce mafioso e appartenente al cosiddetto clan Rango-zingari dal 2012. Parte da qui il nuovo collaboratore di giustizia di Cosenza. Che spiega alla Dda di Catanzaro i reati che sono contestati dai magistrati antimafia Vito Valerio e Corrado Cubbellotti. Ivan Barone, da quanto si apprende, ha reso tanti verbali. L'ultimo in ordine di tempo risale al 9 febbraio scorso. Il primo invece porta la data del 6 settembre 2022. Cinque giorni dopo il blitz anti ndrangheta scattato il 1 settembre 2022 in provincia di Cosenza.
«Voglio cambiare stile di vita»
Il pentito Ivan Barone dà l'impressione di conoscere a fondo le dinamiche della presunta cosca "Abbruzzese Banana". E non solo. Parla praticamente di tutti. Per tutti si intende anche i presunti affiliati degli "italiani" di cui dice di sapere "vita, morte e miracoli". Ai pm antimafia quindi svela retroscena, estorsioni, traffici di droga e omicidi e tentati omicidi. Tutto ciò di cui è a conoscenza. E lo fa, dice Barone, «perché voglio sottrarre a questo stile di vita il futuro della mia bambina». Un padre che comprende perfettamente che la strada percorsa finora porta dritti in galera, con pochi soldi in tasca. Neanche quelli guadagnati in maniera illecita.
La partenza di Barone è a razzo: «I fatti a me contestati sono veri e ammetto di averli commessi». Il narrato, quello dove non ci sono omissis, inizia con il tentato omicidio di Pierangelo Meduri. Barone, sul punto, dichiara: «So che il tentato omicidio di Pierangelo Meduri è stato comesso da Nicola Abbruzzese e la circostanza mi è stata riferita da Marco Abbruzzese e Luigi Abbruzzese, i quali mi hanno detto che si trattava di un'azione compiuta per punire lo spaccio dell'eroina sottobanco». Il "Sistema" di Cosenza non transige. Ognuno può spacciare dove e quando vuole, ma la droga deve essere comprata dai gruppi che gestiscono il narcotraffico. Prima di Barone lo avevano detto anche altri pentiti. Da Vincenzo De Rose a Giuseppe Zaffonte, da Celestino Abbruzzese ad Anna Palmieri. Il discorso quindi sembra filare.
L'altro tentato omicidio di cui parla Ivan Barone è quello ai danni di Vincenzo Candreva, condannato nel processo "Anaconda". «Io ero presente - spiega Barone - ero accanto a Marco Abbruzzese, che ha materialmente fatto fuoco e sono rimasto vicino a Marco Abbruzzese su espressa richiesta di quest'ultimo. I mandanti sono stati Luigi Abbruzzese e il cognato Antonio Abruzzese che erano lì presenti».
Il ruolo di Ivan Barone all'interno della presunta organizzazione mafiosa
Barone ai magistrati della Dda di Catanzaro racconta anche del ruolo che aveva all'interno del presunto sodalizio criminale. «Avevo il compito di riscuotere le estorsioni e di distribuire i soldi ai familiari dei detenuti. Io stesso ho consegnato le somme di denaro alle mogli di Rango, Sottile, Marco Abbruzzese, nonché ai familiari di Carlo Lamanna e in particolare al figlio Francesco. I soldi venivano raccolti dai vari gruppi e poi venivano divisi e quindi consegnati ai familiari dei detenuti».
I summit di 'ndrangheta
Il pentito Ivan Barone avrebbe partecipato anche a diverse riunioni di 'ndrangheta «con Michele Di Puppo, Luigi Abbruzzese, Marco Abbruzzese, Roberto Porcaro e Cosimo Bevilacqua». Sul "corvo", che prima di "Rango-zingari" era tornato ai domiciliari quando già stava scontando la pena subito nel processo "Timpone Rosso", il collaboratore di giustizia rivela: «A proposito di quest'ultimo posso dire che inizialmente è stato lui a prendere le redini del gruppo "zingari" dopo l'arresto di Maurizio Rango».
Rango fu fermato dalla Dda di Catanzaro per l'omicidio di Luca Bruni, Fermo che non venne convalidato dall'allora gip Livio Cristofano e, a distanza di poche ore dal provvedimento cautelare favorevole al boss cosentino, scattò il blitz "Nuova famiglia". Barone spiffera anche un retroscena. «Successivamente nel sospetto che il fratello Gino Bevilacqua», riferendosi al "corvo" «fosse un informatore, è stato messo da parte e la direzione del gruppo è stata assunta da Luigi Abbruzzese e dal cognato Antonio Abruzzese, insieme a Marco Abbruzzese, che già ne faceva parte».
Barone ribadisce che «fino al giorno del mio arresto mi sono occupato direttamente come ho già detto della riscossione delle estorsioni per conto del clan degli zingari e della distribuzione ai familiari dei detenuti». Poi Ivan Barone accusa Marco Abbruzzese quale autore del tentato omicidio ai danni di Rocco Abbruzzese alias "pancione". Fu sparato, a dire del pentito, «per motivi di droga». E chiarisce che «Rocco è fratello di Tonino Abruzzese "strusciatappine"».
L'estorsione a un noto supermercato
Dopo aver illustrato le dinamiche degli "zingari" e di tre tentati omicidi, Ivan Barone comincia ad autoaccusarsi. Tra le estorsioni che dice di aver riscosso in prima persona menziona quella di un noto supermercato vicino lo stadio "San Vito-Marulla" al confine con il comune di Castrolibero. «Riscuotevo 3mila euro all'anno, si trattava della riscossione in un'unica soluzione delle somme dovute per ciascuna festività Natale, Pasqua e Ferragosto». Parla pure di un alimentari dal quale avrebbe ottenuto 2200 euro e infine quella che avrebbe commesso ai danni di un noto bar di Cosenza «per la quale venivano versati 3mila euro al clan degli italiani. A noi clan degli "zingari", di questi 3mila, venivano consegnati 1500 euro da parte di Antonio Illuminato».
«Mi volevano uccidere»
Spesso e volentieri chi ha la stoffa da criminale intuisce bene chi in futuro potrebbe collaborare con la giustizia. A sentire Ivan Barone, gli Abbruzzese avevano avuto le sensazioni giuste: «Ho appreso da Marco Abbruzzese che Luigi Abbruzzese e il cognato Antonio Abruzzese mi volevano ammazzare e lui, ossia Marco Abbruzzese aveva fatto in modo che ciò non accadesse. Mi ha riferito che l'intenzione di uccidermi era dovuta al timore che se mi avessero arrestato avrei potuto collaborare con la giustizia».
«Rifiutai la reggenza del clan»
Sempre in ordine all'organizzazione della presunta cosca "Abbruzzese Banana", Ivan Barone riferisce un ulteriore dettaglio: «Preciso che io facevo parte del clan Rango-zingari di cui faceva parte inizialmente Marco Abbruzzese detto "struzzo" e Antonio Abbruzzese il "fratello". Ricordo che dopo il periodo di reggenza di Cosimo Bevilacqua, Andrea Greco, in un incontro a casa degli "Abbruzzese Banana", ha detto che avrei dovuto assumere la direzione del gruppo, ma ho declinato la proposta in quanto avrei dovuto assumermi delle responsabilità che non ero in grado di sostenere. Quindi la direzione del gruppo è stata assunta da Luigi Abbruzzese e il cognato Antonio Abruzzese. Nel periodo di direzione di Luigi Abbruzzese, in cui lui stesso raccoglieva i proventi delle estorsioni, più volte ho avuto modo di chiedere conto della gestione dei soldi riscossi». Barone nel caso di specie fa riferimento all'installazione del LunaPark a Rende. «I titolari corrispondevano un'estorsione di 3mila euro».
Barone e l'inchiesta "Testa di Serpente"
Nel dicembre del 2019 per la famiglia "Abbruzzese Banana" le cose si mettono male. La Dda di Catanzaro infligge un duro colpo all'organizzazione, arrestando tutti gli esponenti del presunto clan, nell'ambito dell'inchiesta "Testa di Serpente". Barone svela altre cose: «Dopo l'arresto dei fratelli Abbruzzese nel 2019, ho operato per conto dell'organizzazione in prima persona gestendo direttamente le estorsioni. Ad esempio potevo permettermi anche di esonerare qualche esercente commerciale dal pagamento dell'estorsione» cosa che sarebbe avvenuta con un bar «il cui titolare mi ha assicurato che mandava direttamente un pensiero a Maurizio Rango e per questo ho deciso di non chiedergli più di pagare l'estorsione. Decidevo - conclude Barone - anche a chi continuare, rinnovare o modulare le richieste di estorsione».