Sono due gli indagati per il triplice omicidio di Giuseppe Iannicelli, della compagna Ibtissam Touss e del nipote Nicola Campolongo junior. Nei loro confronti stamani i Carabinieri del Ros e del comando provinciale di Cosenza hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare emessa su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Catanzaro.

 

Omicidio Cocò, il post di Renzi: 'Grazie agli inquirenti'

«Vorrei esprimere la gratitudine mia e del governo agli inquirenti, alle forze dell'ordine e a tutti i servitori dello Stato che hanno raccolto gravi indizi su killer e mandanti del terribile omicidio del piccolo Cocò, il bimbo di 3 anni ucciso e poi bruciato a Cassano allo Jonio». E' il post pubblicato su facebook dal premier Matteo Renzi. «Niente - aggiunge - potrà sanare il dolore per l'accaduto, ma sono e siamo orgogliosi delle italiane e degli italiani che ogni giorno combattono contro la criminalità e per la giustizia: grazie».

 


Bianchi (Commissione Antimafia) , ‘Cuore più leggero, ma rimane il dolore’

“Il nostro cuore oggi è un po' più leggero ora che gli inquirenti, dopo mesi di indagini, sono riusciti a fare luce su un delitto tra i più efferati che abbiamo a memoria”. Così il deputato Dorina Bianchi, componente della Commissione Parlamentare Antimafia commenta l'individuazione dei due responsabili dell'omicidio del piccolo Cocò . “Un plauso va proprio alle forze dell'ordine che non si sono arresi nella ricerca della verità per assicurare alla giustizia i responsabili di questo terribile gesto e che continuano a lavorare per mettere al loro posto tutti tasselli non ancora chiari. Un risultato importante perchè contribuisce a rafforzare la fiducia nello stato, ma che non lenisce il dolore per quanto accaduto” - conclude.

 

Enza Bruno Bossio: ‘Punto di svolta della lotta alla 'ndrangheta in Calabria’

L'arresto dei presunti assassini del piccolo Cocò, il disvelamento dei drammatici particolari di quella che è stata una fredda esecuzione mafiosa che non si è fermata neanche davanti all'innocenza di un bambino, rappresenta, a mio avviso, un vero e proprio punto di svolta della lotta alla 'ndrangheta in Calabria.
L'omicidio di Cocò ha costituito una profonda rottura culturale che ha definitivamente isolato le organizzazioni criminali anche da quei ristretti settori della società dove ancora godevano di una forma, sia pur distorta, di "rispetto".
Dopo la barbara uccisione di Cocò, infatti, è stata definitivamente distrutta l'immagine di una criminalità organizzata che seguiva comunque una qualche forma di "codice d'onore".
La grande messa tenuta da Papa Francesco proprio a Cassano allo Ionio, durante la quale furono pronunciate le parole di scomunica dei mafiosi, è stata il punto più alto della reazione della società calabrese che oggi trova, nella brillante operazione della DDA di Catanzaro, il suo felice coronamento.
Nel rivolgere un sentito ringraziamento agli inquirenti ed alle forze dell'ordine che hanno assicurato alla giustizia i presunti autori di quella barbara strage, non possiamo non guardare al futuro con la speranza che la 'ndrangheta in Calabria possa essere sconfitta definitivamente non solo sul piano repressivo ma anche nella coscienza di alcuni settori della società.

 

Rosy Bindi: 'L'omicidio di Cocò non resterà impunito'

‘L’efferato omicidio del piccolo Cocò non resterà impunito. Grazie alle indagini del Carabinieri di Cosenza e del Ros, coordinati dalla Dda di Catanzaro, emerge l’atroce verità di una strage premeditata, di stampo ‘ndranghetista perseguita con feroce determinazione e senza alcuna pietà verso un bambino usato dal nonno come scudo umano”. Lo afferma in una nota la presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, che prosegue: “Prima ancora di morire Cocò era già una vittima innocente della ‘ndrangheta che, come tutte le mafie, si serve anche dei minori e non si ferma di fronte a nulla pur di affermare il proprio potere. Si conoscono le difficoltà di spezzare la sudditanza dei legami familiari nelle organizzazioni criminali, ma si tratta di un tema decisivo per restituire futuro e libertà alla vita di tanti bambini e adolescenti. La Commissione Antimafia è da tempo impegnata su questo fronte e nella prossima missione a Cosenza, alla fine di questo mese, proseguiremo tra l’altro anche gli approfondimenti con i magistrati dei Tribunali dei minoria”.


Gianni Papasso, Sindaco di Cassano: 'Saremo parte civile a processo'

La notizia dell’arresto degli autori dell’efferato triplice delitto, che avevano distrutto con il fuoco anche il sorriso e l’infanzia del piccolo Cocò, mi riempie di soddisfazione e contribuisce a rimarginare, in parte, la profonda ferita scavata nell’animo dell’intera Comunità di Cassano”. Lo ha dichiarato il sindaco di Cassano allo Jonio Gianni Papasso che annuncia la costituzione parte civile del Comune nel processo che scaturirà dall’ inchiesta. “Una città – prosegue – che non ha mai dimenticato e che ha atteso, con trepidazione e compostezza, di conoscere la verità su un crimine che aveva sconvolto le coscienze di quanti sono sensibili ai valori della vita e della dignità umana. Cassano non avrebbe mai voluto che si scrivesse quella terribile pagina di storia, poiché la sua Comunità è fatta da gente onesta e pacifica, lontana anni luce dalla mentalità criminale di gente che non ha desistito dai propri proposti neanche dinanzi allo sguardo terrorizzato di un bimbo di soli tre anni. Cassano, in quella terribile circostanza, ha saputo reagire con la forza del civismo e della cultura della legalità al degrado sociale ed etico che ha fatto da sfondo ad un simile crimine, riuscendo a rialzarsi e a riprendere un cammino nuovo e confidando sempre nella giustizia”. “Oggi – afferma Papasso – la verità emersa ci rafforza e ci rende tutti più liberi, istituzioni e cittadini”. “Prendiamo atto con soddisfazione – afferma ancora il Sindaco di Cassano – della risoluzione delle indagini grazie al lavoro certosino ed instancabile dell’Arma dei Carabinieri e del Ros, ai quali mi sento di esprimere tutto il plauso e la riconoscenza dell’intera città che rappresento. Ancora, un sentito ringraziamento va al procuratore Vincenzo Luberto, all’intera Procura distrettuale antimafia regionale e nazionale, per il costante lavoro di contrasto alla criminalità organizzata, che turba l’ordine sociale in questa terra, minando alla base ogni ipotesi di sviluppo e di crescita”. “Saremo tutti più forti – conclude Papasso – per lavorare insieme con maggiore fiducia e speranza per costruire una società migliore, libera dal malaffare e dalla violenza, equa e solidale, con al centro l’uomo, i suoi bisogni e le sue ansie di riscatto, ove i giovani, gli uomini e le donne potranno vivere e operare in un clima di pace sociale, di concordia e legalità. Una società, soprattutto, che sappia amare e tutelare i bambini, ove a nessuno possa mai venire in mente di spegnere con la violenza il sorriso di un innocente”.

 

Ernesto Magorno si congratula con la Dda di Catanzaro

L’on. Ernesto Magorno, componente della Commissione parlamentare antimafia e segretario regionale del Partito democratico calabrese si congratula con il pm Vincenzo Luberto, con la Dda di Catanzaro e i carabinieri del Ros per l’arresto degli assassini del piccolo Cocò. “La comunità di Cassano e l’intera regione hanno atteso con trepidazione la notizia dell’arresto degli autori dell’efferato triplice delitto che ha distrutto l’infanzia di un bambino innocente – afferma Magorno -. Oggi grazie alle capacità, all’impegno e alla determinazione delle forze dell’ordine e della magistratura gli assassini di Cocò sono stati assicurati alla giustizia. Si tratta di un fatto importante per consolidare la fiducia nelle istituzioni e soprattutto per rafforzare il percorso che porta alla supremazia della cultura della legalità e della trasparenza”.

 

Il vescovo di Cassano, Mons. Savino

"Quando si uccide un bambino vuol dire che siamo all'anno zero della ragione, della giustizia e della civiltà". Lo ha detto il vescovo di Cassano allo Jonio, mons. Francesco Savino.


"Si è fatta giustizia. Io faccio mie - ha proseguito mons. Savino - le parole dell'Angelus pronunciato da Papa Francesco quando, rivolgendosi agli assassini, disse: 'Convertitevi'. Io faccio un appello: mettiamo da parte ogni illegalità, ogni ingiustizia, ogni atteggiamento di prevaricazione. Mettiamo da parte tutto ciò che è violenza e incamminiamoci lungo la strada che a me piace chiamare della bellezza, dell'onesta, della reciprocità, del rispetto. La strada della legalità perché soltanto questa è la strada che può farci dire che è bello vivere la vita insieme".


"Di fronte all'uccisione di un bambino - ha detto ancora il vescovo - la ragione è sconfitta e le parole sono impotenti a dire qualsiasi cosa. Anch'io, in questo momento, provo quasi una sorta d'impotenza a commentare. Si è fatta giustizia, ma pensare che un bambino sia stato ucciso ancora una volta mi porta a dire si è trattato di un atto di barbarie e di inciviltà. Quando ci si serve di un bambino, quando si uccide un bambino, quando si fa una violenza di questo genere nei confronti di un bambino, vuol dire allora che, non soltanto laicamente, abbiamo toccato l'indecenza più profonda. Ma al tempo stesso io direi che, cristianamente, abbiamo ucciso ancora una volta Gesù di Nazareth".