Lo ha detto a chiare lettere il capo della Squadra mobile di Reggio Calabria, Francesco Rattà: i Pelle sono esperti infallibili nella costruzione di bunker o nascondigli. E la storia recente delle inchieste antimafia ci consegna esattamente un quadro corrispondente alle parole di Rattà. Un contesto che però ora cambia radicalmente grazie alle nuove tecnologie investigative, in grado di mettere in crisi le granitiche certezze dei boss mafiosi.

 

Un ripostiglio fra camera da letto e bagno: così hanno catturato Antonio Pelle


Pelle esperti costruttori di bunker. Ricordate la chiacchierata interamente intercettata in casa di Giuseppe Pelle "Gambazza" (oggi irreperibile), mentre spiega a Giovanni Ficara come si costruisce un bunker che possa rivelarsi utile alla latitanza? Fu lo stesso Ficara a chiedere consigli ai Pelle, confermandone la fama di esperti costruttori. Ecco un breve stralcio della conversazione captata nell'inchiesta "Reale":


FICARA G.: Un bunker, devo fare! Avete qualcuno? Che io leggo in questi giornali, che da queste parti siete bene esperti in queste cose! (Ride)


PELLE G.: Dovete farlo, compare?


FICARA G.: Eh, compare dove mi metto! Sennò inguaio, cent... qualche famiglia! Questo è il fatto!


PELLE G.: Basta che non è la vostra famiglia!


FICARA G.: Certo! Troviamo, troviamo una parte (ndr un posto, una località)... Dove non è mio e lo faccio, non è che è... Una cosa fatta pulita, pulita!


PELLE G.: Trovatevi la casa!


FICARA G.: La casa è trovata, non vi preoccupate! Ne ho tanti parenti, io, lontani, stretti, qualche amico!


PELLE G.: Ed il mastro (ndr il muratore), ve lo mando io!


FICARA G.: Che non si nota niente, completamente!


PELLE G.: Compare, ormai aspettate. Per ora... Quando andate lì, avete i lavori,se c'è qualche accorgimento, per farlo.


FICARA G.: Certo! E questo qua è bravo a farli, no?


PELLE G.: Certo.


La discussione continuò a vertere su mastri, solette, stanze e comfort a cui non rinunciare nell'ottica d'incontrare messaggeri e familiari, durante il periodo di latitanza. Un confronto rivelatosi poi inutile per Giovanni Ficara, finito nella rete della giustizia, con condanne piuttosto pesanti a carico. E dell'abilità dei Pelle, di costruire i bunker, cosa ne è stato?


La scienza cambia tutto. La cattura della "Mamma" rappresenta una pessima notizia per coloro i quali tentano di sottrarsi alla giustizia ricavando spazi occulti o intercapedini all'interno delle abitazioni. Perché se è vero che i nemici giurati dei latitanti sono sempre stati gli uomini che controllavano le "staffette" o i poliziotti ed i carabinieri appostati, anche in zone impervie, adesso c'è da aggiungere un altro nome alla lista. Da qualche tempo, infatti, la Polizia scientifica utilizza un metodo infallibile. Anche i nascondigli meglio architettati, magari occultati in modo perfetto alla vista umana ed al tatto, non sfuggono, invece, all'occhio vigile della termocamera. Si tratta, in verità, di uno strumento che ha una vasta gamma d'applicazione in diversi settori scientifici. Senza entrare in particolari troppo tecnici, che qui poco interessano, si può certamente dire che il concetto di base è quello secondo cui qualsiasi oggetto, con temperatura superiore allo zero assoluto, emette una radiazione nella regione dell'infrarosso. Cosa che avviene anche per un cubetto di ghiaccio, figuriamoci altri tipi di "corpi". L'energia prodotta dall'oggetto viene quindi trasformata in immagine, proprio grazie a questo strumento. Si tratta, per dirla impropriamente, di una sorta di "radiografia" di una parete, che permette di accertare la presenza di intercapedini o spazi occulti.


Quali sono le conseguenze? Un saggio di quali siano i risvolti di tutto ciò lo si è avuto ieri: per quanto i "mastri" di casa Pelle abbiano potuto ingegnare quel nascondiglio, rendendolo invisibile all'occhio umano, nulla hanno potuto davanti alla termocamera che ha "misurato" letteralmente l'esistenza di quello spazio e la presenza di altri corpi all'interno dell'abitazione in quel preciso punto. Alla "Mamma" non è rimasto altro che alzare le mani in segno di resa ed uscire fuori dal tugurio nel quale si era rifugiato, ormai persuaso di non poter sfuggire alla cattura.


Insomma, si rassegnino i latitanti di tutta Italia: per loro i tempi sono diventati ancor più duri. Perché, se per un verso, le tradizionali investigazioni consentono di localizzare il luogo nel quale un criminale si nasconde con un margine discreto di certezza, esaltando così le capacità dei poliziotti, per altro verso il progresso della scienza e la sua applicazione ai casi concreti rappresenta quel tassello in grado di mandare in pensione anche i "mastri" più esperti di casa Pelle. E non ci si sorprenda più della presenza della "scientifica" in situazioni operative, anche ad alto rischio. L'era delle sole tute bianche "post omicidio" è finita da un pezzo. Oggi, chi si destreggia fra un microscopio, un audio da ripulire ed una termocamera è divenuto componente essenziale tanto per la ricerca della verità giudiziaria, quanto per rintracciare chi alla giustizia tenta di sottrarsi.