«Dobbiamo prendere atto che la 'ndrangheta ha infettato la società e finanche le istituzioni. Se prima infatti avevamo soggetti ben definiti collocati stabilmente nell'ambito criminale, ora la tendenza è quella della cosiddetta “zona grigia”, professionisti, politici, amministratori pubblici che utilizzano quei circuiti».

Lo ha detto il procuratore generale di Reggio Calabria Gerardo Dominijanni nel suo intervento durante la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario. «Mai come in questi ultimi anni - ha affermato - il contrasto alla ndrangheta è stata una priorità nel distretto. La legalità non è appannaggio di una parte, ma è di tutti noi. A fronte di ciò dobbiamo però avere il coraggio di dire che a Reggio Calabria parte di quella stessa opinione pubblica che si professa, a parole, contro la 'ndrangheta, non la ritroviamo ancora parte attiva nel cambiamento, come è invece accaduto in altre realtà».

«La ‘ndrangheta ha mutato pelle – ha aggiunto - lo Stato deve, se non anticipare, già predisporre le sue difese, che sono sicuramente investigative-repressive, ma che non possono iniziare e finire nelle aule giudiziarie. Dobbiamo essere presenti nelle scuole, nelle comunità, riprenderci le periferie, spiegare che la legalità è un valore per tutti e che lo Stato non è solo quello che arresta e condanna, ma è anche quello che offre opportunità».

«Occorre fare leva sulla “meglio gioventù” che alberga in ogni generazione che può, e deve, farsi carico di coloro che vogliono avere un’altra scelta. Ma dobbiamo anche non lasciare il minimo spazio a chi non accetta le opportunità che lo Stato deve dare. Loro devono sapere che non c’è alternativa alla legalità, che l’illegalità non paga».