Sarebbe indagato per rivelazione del segreto investigativo. I clan, come emerso dall'operazione Testa del serpente, si apprestavano ad incassare dai commercianti cosentini il pizzo di Natale
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Ci sarebbe anche un poliziotto in servizio alla questura di Cosenza, smascherato dai suoi stessi colleghi, tra le persone coinvolte nell'inchiesta da cui è scaturito il blitz contro le cosche, scattato all'alba per ordine dei magistrati della Dda di Catanzaro Nicola Gratteri e Camillo Falvo. Secondo quanto si è appreso, è indagato per rivelazione del segreto investigativo poiché passava informazioni ai malviventi sul corso delle indagini condotte dalle forze dell'ordine. Diciotto nel complesso i provvedimenti di fermo in corso di esecuzione da parte di polizia, carabinieri e guardia di finanza. Tra i destinatari ci sono anche i presunti vertici dei due clan predominanti nel capoluogo bruzio, Roberto Porcaro, arrivato a guidare la cosca dei cosiddetti italiani dopo gli ergastoli inflitti a Domenico Cicero ed Ettore Lanzino, e poi Luigi, Nicola, Marco e Francesco Abbruzzese del gruppo degli zingari.
L'estorsione di Natale e la bacinella in comune
L'operazione, denominata Testa del Serpente, è giunta proprio nei giorni in cui gli esponenti criminali, si accingevano a chiedere ai commercianti il pizzo per le festività natalizie da conferire nella bacinella. Una pratica estorsiva ormai consolidata nel tempo, adesso interrotta grazie all'intervento dello Stato. Tra i reati contestati, c'è anche l'omicidio di Luca Bruni, assassinato nel gennaio del 2012 e per il quale proprio Roberto Porcaro era stato assolto nei giorni scorsi, dall'accusa di essere il mandante del delitto. Nel corso delle indagini inoltre, anche grazie ad attività di intercettazione telefonica ed ambientale, sono stati documentati diversi episodi estorsivi e si è arrivati anche al sequestro di ingente quantitativi di armi. Le cosche inoltre, operavano in maniera capillare sul mercato dello spaccio di sostanze stupefacenti.
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