Dovranno comparire il prossimo 14 settembre dinnanzi al Gup del Tribunale di Lamezia Terme i cinque indagati  accusati di aver causato la morte di Stefania Signore e dei suoi due figli, quando il 4 ottobre del 2018 vennero travolti da una «onda anomala» che investì l'auto a bordo della quale viaggiavano i tre diretti a San Pietro a Maida. Il sostituto procuratore, Emanuela Costa, ha infatti avanzato richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Antonio Condello, 51 anni di Curinga; Floriano Siniscalco, 51 anni di Girifalco; Francesco Paone, 61 anni di Lamezia Terme; Giovanni Antonio Lento, 61 anni di Lamezia Terme e Cesarino Pascuzzo, 63 anni di Lamezia Terme.

Per tutti l'accusa è omicidio stradale colposo e quindi di aver causato la morte della giovane donna - all'epoca dei fatti Stefania Signore aveva solo 30 anni e dei suoi due figli Christian e Niccolò, di 7 e di 2 anni - avvenuta per «insufficienza cardiocircolatoria acuta secondaria ad asfissia meccanica violenta da annegamento». Secondo la ricostruzione della Procura lametina, il 4 ottobre di tre anni fa un quantitativo di acqua meteorica mista a fango e detriti proveniente da alcuni terreni circostanti, dopo essersi accumulata in una depressione formava una onda anomala che riversandosi sulla strada provinciale 113 investiva l'Alfa Romeo Mito a bordo della quale viaggiavano Stefania e i suoi due figli. 

L'udienza preliminare è stata fissata per il 14 settembre e in quella data il Gup deciderà sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata nei confronti dei quattro funzionari della Provincia di Catanzaro: Floriano Siniscalco, dirigente del settore Trasporti e Viabilità; Francesco Paone, direttore del reparto settore Viabilità e Trasporto; Giovanni Antonio Lento e Cesarino Pascuzzo, in qualità di agenti di vigilanza stradale del reparto settore Viabilità e Trasporto e di un imprenditore agricolo Antonio Condello.