«Il 118 l'estate non la supera». Dopo l'appello pubblicamente lanciato per far conoscere le condizioni in cui da anni versa la centrale operativa del 118 nella provincia di Catanzaro, gli operatori inviano una missiva al prefetto ma si dichiarano anche pronti a rivolgersi alla procura per far sentire le proprie ragioni.

A proprio rischio e pericolo

Organico ridotto all'osso sia in centrale che sui territori, dove l'assenza di medici è ormai strutturale così come quella di autisti e di infermieri. Il rischio di commettere errori aumenta esponenzialmente ma sulla pelle dei pazienti e di chi, nonostante tutto, ancora continua con responsabilità a garantire il servizio salvavita. Ma tra mille difficoltà.

L'elisoccorso

«Dal 2000 la centrale operativa di Catanzaro è stata designata come centrale unica di gestione elisoccorso regionale e dovrebbe avere del personale dedicato alle postazioni di gestione elisoccorso e ponte-radio» spiegano gli operatori nella missiva inviata per conoscenza anche al commissario straordinario dell'Asp di Catanzaro, Antonio Battistini. «Gran parte dei turni risulta essere costituito da due infermieri e un medico con una mole di lavoro in aumento nel corso degli anni e divenuta ormai difficile da gestire».

Il cervello del 118

La centrale operativa riveste, infatti, la funzione di un cervello coordinando gli interventi, smistando le richieste di aiuto, inviando i mezzi di prima emergenza sul posto. Un compito delicatissimo se si pensa che in pochi e concitati minuti gli operatori sono chiamati a valutare la tipologia di soccorso scegliendo le migliori modalità di intervento: ambulanza o elicottero.

Senza soluzione di continuità

Ma gli operatori nella missiva denunciano che a causa della esiguità di personale «diviene anche impossibile usufruire della pausa di quindici minuti per ogni due ore di lavoro come previsto per legge dal momento che spesso sono solo due gli operatori a turno e si evidenzia la carenza di protocolli, necessari per uniformare sia la gestione dei soccorsi, sia la gestione dei trasferimenti secondari nei vari turni di lavoro».

Operatori non formati

«Ulteriore fonte di preoccupazione per molti degli operatori assegnati alla centrale operativa è la mancanza di un'adeguata formazione - aggiungono - che espone chiaramente ad un elevato rischio di cattiva gestione del soccorso e dunque al rischio di incorrere in sanzioni di natura civile e penale. Si chiede, dunque, l'esonero di eventuali responsabilità legali a causa della
mancata formazione».

Chiamate futili

«La carenza di personale nel turno non permette un adeguato briefing che permetterebbe di gestire al meglio ogni soccorso e criticità. Questo, sommato all'arrivo di flussi di chiamate spesso futili - proseguono gli operatori - e alla mancata comunicazione da parte del territorio che fanno perdere il controllo della missione creano un aumento dello stress psico-fisico nell'operatore».

Senza ferie

«Con questa grande mole di lavoro e stress psico-fisico ogni operatore corre il rischio di commettere errori nella gestione dei soccorsi sul territorio, mettendo quindi in pericolo l’incolumità dei cittadini ed incorrere oltretutto in problemi di natura legale». E allo stress quotidiano si sommano le ferie estive da due anni non concesse per intero per evitare di lasciar scoperto il servizio di prima emergenza.