Non ci sarebbe una vera causale alla base del fatto di sangue che ha portato, nella serata di giovedì 19 gennaio, ad Acquaro, all’omicidio di Rosario Mazza (22 anni) e al ferimento del fratello Simone (18) da parte di Alessandro Ciancio, 23enne del luogo. Uno sguardo di troppo all'interno di un bar, qualche spintone ed un ceffone. Nulla di più, ma i futili motivi che hanno portato al fatto di sangue sono ancora al vaglio degli inquirenti che infatti al momento non contestano tale aggravante nei reati di di omicidio volontario e tentato omicidio.

 

Agguato nelle Preserre vibonesi, un morto e un ferito

 

Secondo quanto emerso nel corso della conferenza stampa svoltasi questa mattina al Comando provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia, alla presenza tra gli altri del procuratore facente funzioni di Vibo Valentia, Michele Sirgiovanni, e del comandante provinciale dell’Arma, Gianfilippo Magro, all’origine dell’uccisione di Rosario Mazza ci sarebbe stata una banale lite nel bar Italia del centro delle Preserre vibonesi, finita con uno spintone ed uno schiaffo da parte di Rosario Mazza nei confronti di Alessandro Ciancio, il quale, per tutta risposta, è poi andato a casa a prendere la pistola, è ritornato sul posto ed ha fermato l’auto dei due fratelli che sono scesi e hanno tentato la fuga. Un colpo alla schiena ha comunque raggiunto Rosario Mazza, uccidendolo.

 

22enne ucciso ad Acquaro: inquirenti sulle tracce dei killer

 

Simone Mazza, vedendo il fratello cadere a terra, ha implorato pietà chiedendo di essere risparmiato da colpi d'arma da fuoco. Ciancio però non si è fermato e ha esploso più colpi anche all’indirizzo del secondo giovane. Quest’ultimo, attualmente si trova in ospedale a Vibo Valentia dove si sono portati il pm Claudia Colucci e il comandante del Nucleo investigativo dei Carabinieri di Serra San Bruno Massimiliano Staglianò per interrogarlo ed avere anche la sua versione dei fatti.

 

L’aspetto positivo, in una vicenda tragica, sottolineato in conferenza stampa dal procuratore facente funzioni, Michele Sirgiovanni, è che giovedì sera i cittadini presenti nel bar e nelle vicinanze della sparatoria hanno da subito collaborato con i carabinieri fornendo utili elementi per risalire all’autore del fatto di sangue che, in un primo momento, non è stato trovato a casa. Tuttavia, la pressione dei militari dell'Arma, che nel giro di 24 ore hanno chiuso il cerchio, l’ha indotto a prendere contatto con la Compagnia di Serra San Bruno, attraverso il proprio legale Bruno Ganino, per consegnarsi.

 

Messo di fronte alle proprie responsabilità e agli elementi di prova che i carabinieri ritengono schiaccianti, Alessandro Ciancio ha reso piena confessione. Si cerca ancora l’arma del delitto: una pistola di piccolo calibro (6.35), dalla quale sono stati scaricati ben sei colpi, l’intero caricatore. Uno nei confronti della vittima, gli altri all’indirizzo del fratello Simone, rimasto ferito. Tra le famiglie Ciancio e Mazza da tempo vi sarebbero stati dissapori legati a futilissimi motivi che i carabinieri stanno cercando di ricostruire nella loro interezza. Le accuse, rivolte nei confronti del fermato Alessandro Ciancio, come detto, sono quelle di omicidio volontario e tentato omicidio volontario. Ad illustrare tutti i dettagli dell'attività investigativa dell'Arma erano presenti, oltre ai carabinieri della Stazione di Arena che sono stati elogiati dal procuratore Sirgiovanni per aver imboccato in tempi rapidissimi la giusta pista per risalire all'autore della sparatoria, il comandante del Nucleo Operativo di Vibo, Valerio Palmieri, ed il comandante della Compagnia di Serra San Bruno, Mattia Ivan Losciale.

 

L'autopsia sul corpo di Rosario Mazza, affidata dalla Procura di Vibo Valentia al medico legale Katiuscia Bisogni, inizierà lunedì mattina nell'obitorio dell'ospedale Jazzolino. 

 

Giuseppe Baglivo