Lo piangono con strazio le sorelle, Anna Maria e Rossella, il fratello Antonino, i cognati, le nipoti e il pronipote. È scritto così sul manifesto funebre di Amedeo Ricucci, lo storico giornalista Rai mancato a 63 anni per un male che negli ultimi giorni aveva aggravato improvvisamente le sue condizioni di salute. Le esequie si terranno oggi pomeriggio alle 17 nella chiesa madre di San Benedetto Abate, a Cetraro. Il sindaco Ermanno Cennamo ha proclamato il lutto cittadino.

La morte in albergo

Amedeo Ricucci, inviato di guerra per il Tg1, da tre anni era in cura per una grave malattia. Si è spento la mattina dell'11 luglio, mentre si trovava in albergo a Reggio Calabria per la realizzazione di un nuovo reportage sulla 'ndrangheta. Da quanto si è appreso, si è accasciato tra le braccia dell'operatore che è andato a sincerarsi delle sue condizioni di salute e non si è più ripreso.

Una carriera brillante

La notizia della sua morte ha suscitato profondo dolore non solo a Cetraro, dov'era nato nel luglio del 1958, ma in tutte le persone che lo hanno conosciuto. Giornalista professionista, Ricucci era entrato in Rai nel 1993. Negli anni è stato autore di importanti reportage realizzati soprattutto nel Medio Oriente. Il 20 marzo 1994 era in Somalia con la collega Ilaria Alpi e il cameraman Miran Hrovatin quando questi ultimi furono assassinati, mentre il 3 aprile 2013 fu sequestrato in Siria assieme ad altri tre giornalisti italiani e liberato undici giorni dopo. Ha scritto decine di libri e vinto premi e riconoscimenti di ogni sorta, nazionali e internazionali, portando sempre alto il nome della sua Calabria, a cui è rimasto sempre legato. 

Le sincere condoglianze dell’editore del network, Domenico Maduli, della Direzione editoriale e dell'intera redazione di LaC News24 ad un valido giornalista.