Poco meno di un anno fa la scoperta della malattia che la scorsa notte lo ha portato alla morte: si è spento serenamente dopo una vita spesa a servire gli ideali che ha difeso fino alla fine
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Non un passo indietro né uno di lato, nella sanità e nella politica. Il dottore Michele Giamba, che ha contrastato la morte per decenni prendendosi quotidianamente cura dei suoi pazienti, la scorsa notte ha affrontato a muso duro l’ultima battaglia che gli restava da condurre contro la malattia che l’aveva colpito poco meno di un anno fa. Era consapevole degli esiti scontati di quella sfida ma non ha imboccato scorciatoie. L’ex vice direttore sanitario dell’ospedale Jazzolino di Vibo Valentia s’è spento serenamente, dopo una vita spesa per gli ideali che condivideva con amici e colleghi: contribuire alla ricostruzione della sanità pubblica e porsi al servizio degli ultimi.
La notizia della sua prematura scomparsa, a 68 anni – dopo una vita di lavoro e passioni politiche – ha lasciato un vuoto profondo nella sua comunità di provenienza, il comune di Arena, laborioso centro delle preserre vibonesi, ma anche nel mondo delle professioni sanitarie alle quali s’era dedicato su diversi fronti operativi: prima medico chirurgo da trincea al Pronto soccorso, quindi dirigente alla Direzione sanitaria per proseguire con ruoli di responsabilità e coordinamento negli ambulatori di Moderata Durant e nella Struttura riabilitativa di Soriano Calabro. A giugno dello scorso anno la meritata pensione e il sogno di continuare a servire, nell’impegno politico e nell’attivismo sociale, la sua comunità e la sua provincia. Il destino ha voluto diversamente.
La sua esperienza professionale è stata caratterizzata dalla costante ricerca di soluzioni alle tante emergenze che la sanità pubblica vibonese è sempre stata chiamata ad affrontare. Il punto di arrivo delle sue analisi: senza una nuova struttura pubblica dotata di mezzi e apparecchiature ogni sfida sarebbe risultata (sin troppo) gravosa. Si riferiva alla costruzione del nuovo ospedale, chiaramente, che tutta la comunità attende ancora da oltre 25 anni. Un obiettivo per quale si era speso, e si spendeva, anche nelle vesti private, politiche cioè nella scelta coerente di una militanza che mai avrebbe tradito: quella comunista. Tre sole fiamme nel suo cuore: il Partito comunista italiano, Rifondazione comunista e, di recente, Potere al popolo. Quei movimenti, cioè, che nel presente faticano a (ri)affermarsi ma che restano i detentori veri degli ideali di giustizia sociale.
La parentesi di amministratore locale ad Arena, dopo le candidature alla Provincia e alla Regione per alimentare il sogno del socialismo reale, ne hanno esaltato le doti umane nella scelta di battersi sempre e comunque per una causa ritenuta giusta e meritevole di ogni battaglia, ad ogni livello istituzionale. Burbero ma tenerissimo, comunista e medico, aveva capito formandosi negli anni ’80 all’Università di Bologna che lo studio della Chirurgia non poteva e doveva essere scollegato allo studio dei fenomeni sociali. Ecco, dunque, la chiave di lettura vera della sua esperienza politica e professionale. Lascia la moglie Caterina Scarmozzino, cui vanno le condoglianze di colleghi e amici. I funerali saranno celebrati domani pomeriggio, 17 ottobre, alle 15.30 nella Chiesa di Santa Maria De Latinis ad Arena. (p.p.c.)