Cinquecentoquaranta chilometri d’ansia. È la distanza geografica e interiore che separa Valeria Campana dal padre Marco, quando apprende di un suo improvviso malore. Lei residente a Roma, lui 85 anni a Cariati, piccolo centro del Cosentino e simbolo di una sanità dismessa.

L'intuizione

Forti spasmi addominali, sintomi troppo generici per essere inquadrati nel presidio da anni depotenziato che aspira a tornare ospedale ma non per un medico di base che «senza troppe elucubrazioni e poggiando una mano sull’addome deduce l’urgenza e ci invita a rivolgerci al pronto soccorso di Crotone».

La fiducia conquistata

Valeria non ci pensa due volte e non prende in considerazione nemmeno di riflesso il pregiudizio che marchia la Calabria come terra dalla sanità in rovina. Portarlo a Roma? «Non c’era il tempo tecnico, mi sono fidata di ciò che mi ha detto il medico: portarlo a Crotone e non fuori dalla Calabria. Ma potendo tornare indietro rifarei esattamente la stessa cosa».

Un caso raro

Sono le 11 di mattina quando arriva al pronto soccorso col padre sofferente «piuttosto affollato per essere un venerdì» ma sottoposto immediatamente a visita, radiografia e tac che forniscono il quadro di un caso piuttosto raro. Il padre di Valeria, 85enne, viene ricoverato e dopo cinque ore sottoposto ad un delicato intervento chirurgico.

L'intervento chirurgico

Alle 21 esce dalla sala operatoria «sveglio, vigile e in buone condizioni. Operato con successo dal dottor Marco Cannistrà, il quale mi ha spiegato di aver eseguito un raro intervento di derotazione volvolo ileale contenuto in sacca mesoteliale da alterazione embriogenetica» spiega Valeria che aggiunge «in meno di sei giorni mio padre è stato dimesso. È tornato a casa e sebbene in convalescenza, in ottimo stato di salute».

Un dono inatteso

Medici competenti e scrupolosi, sanitari dediti alla cura dei pazienti. È il racconto di una sanità altra che compensa le pur evidenti «necessità» con l’abnegazione di un personale capace di riaccendere la speranza e consegnare un dono inatteso.

Natale in famiglia

«Grazie al reparto di Chirurgia dell’ospedale di Crotone, anche questo Natale sarà condiviso. Lo trascorreremo insieme io e i miei genitori» spiega Valeria che ci tiene a complimentarsi «per questo capitale professionale e umano d'eccellenza. Ciò che mi ha colpito è stato l’entusiasmo dell’equipe che ha operato mio padre. Personale preparato, capace di compensare con l’esperienza sul campo qualche necessità di cui l’ospedale avrebbe bisogno. Non parlerei di carenze – ci tiene a precisare – ma di necessità».

Empatia da esportare

Cartoline balsamiche dal profondo sud, scardinano luoghi comuni, raccontano di un riscatto possibile. La delicatezza del sapersi prendere cura che torna a far fluire la vita. «L’immagine che mi è rimasta impressa è quella di un operatore sanitario che si è accostato a mio padre ricoverato chiedendogli se potesse aiutarlo a riallacciarsi la panciera, dopo averla allentata. Questo tipo di cura, di attenzione e di trasporto empatico è da esportare. Nei confronti di mio padre è la stessa che ho visto verso tutti gli altri pazienti».