Cinquantenne solo da qualche settimana, Lodovico Ligato era giornalista della Gazzetta del Sud, poi assessore regionale in Calabria, eletto nelle fila della Democrazia Cristiana nel 1979 e poi nuovamente nel 1983

25 anni fa fu ucciso in un agguato di stampo mafioso. Fuori dalla sua villa a Bocale, la notte tra il 27 e il 28 agosto del 1989, fu raggiunto da una raffica di proiettili. Era il politico reggino più in vista e, nonostante ciò, i funerali furono disertati.

Il silenzio fu singolare, fu della Dc nazionale e di quella locale. Fu anche del suo padrino politico, l'allora neo ministro per il Mezzogiorno, il calabrese Riccardo Misasi. Un silenzio rotto solo dall'allora deputato Oscar Luigi Scalfaro, qualche giorno dopo il delitto: «Ligato era un nostro uomo, non possiamo far finta che non sia successo nulla».

Ligato era stato segretario della Commissione Trasporti della Camera e poi nominato, nel 1985, presidente delle Ferrovie dello Stato. Nel novembre 1988 era rimasto coinvolto nella scandalo delle "lenzuola d’oro". Un coinvolgimento che lo costrinse a dimettersi.

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