Piè Petruzza è un atleta calabrese che milita in una squadra svizzera di basket in carrozzella. Tornato a casa per le vacanze non riesce neanche a prelevare i suoi soldi perché gli sportelli non sono a norma
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Da Segrate, in provincia di Milano - dove vive, lavora e gioca da professionista in una squadra di basket - a Girifalco, in provincia di Catanzaro, per trascorrere le vacanze.
In mezzo, tutta l’Italia e tutta la differenza che ci può essere tra una città dove un disabile è in grado di vivere pienamente la sua vita senza dover contare sull’aiuto degli altri e un’altra, nel profondo Sud, dove anche fare un semplice prelievo al bancomat può rappresentare un’impresa impossibile.
Piè Petruzza ha 22 anni, è di Caraffa, nel Catanzarese, ed è affetto sin dalla nascita da una malformazione della colonna vertebrale che lo costringe da sempre su una sedia a rotelle. Disabilità che non gli ha impedito di diventare un campione di basket, che ha già militato a lungo in una squadra reggina e oggi gioca in una formazione elvetica. La sua storia l’abbiamo raccontata qualche settimana fa, mettendo in evidenza le opportunità che il trasferimento a Segrate gli ha offerto: un lavoro in una grande catena di articoli sportivi, un contratto con la sua nuova squadra di pallacanestro, una libertà di movimento che in Calabria non aveva.
Per le vacanze Piè è tornato nella sua regione, dove purtroppo nulla è cambiato. È lui stesso a raccontarlo dal suo profilo Facebook.
«Dopo 7 anni vissuti da cittadino di Girifalco - scrive - ieri pomeriggio son tornato da “turista”, per concedermi qualche giorno di meritato riposo da godermi con la mia famiglia e con i miei amici nella mia terra di origine. Tra un caffè e un gelato, ieri pomeriggio ho notato che nel portafoglio avevo solo 5 euro. Decido così di andare a prelevare autonomamente (come è giusto che sia) i miei contanti (guadagnati lavorando in questi mesi) presso uno sportello qualsiasi della città. Per la prima volta ho osservato la città e la mia regione da turista, e mentre mi dirigevo a fare un'azione quotidiana che svolgo sempre nella città dove oggi vivo senza l'aiuto di nessuno, girando ben quattro sportelli bancomat ho notato per la prima volta che nel comune di Girifalco non ce n’è uno completamente accessibile e a norma per le persone diversamente abili».
Piè ci prova e ci riprova. Cerca i varchi sui marciapiedi, aggira le auto in sosta, passa da un bancomat all’altro, ma niente da fare. Raggiungere il tastierino numerico e guardare nel monitor dello sportello automatico è impossibile per chi siede su una carrozzella.
«Poter prelevare i propri contanti è un diritto di tutti», continua il ventiduenne, ma a quanto pare non in Calabria.
«Passando dall’ultimo sportello - racconta - si avvicina un signore anziano che in dialetto mi chiede: “Giovane serve aiuto?”. Io un po' sconcertato rispondo: "No la ringrazio, gentilissimo. Pensavo fosse a norma questo sportello". Il signore, ironico, mi risponde sempre in dialetto: “Ti aspettavi la norma in Africa". Strappandomi un sorriso, perché in fondo lo sapevo, ma ci speravo».
Enrico De Girolamo