VIDEO | A stampare i titoli di studio che hanno consentito a decine di persone di accedere ai ruoli dell'insegnamento in maniera fraudolenta, sarebbe un pensionato di 69 anni
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La Procura di Cosenza ha emesso l’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 25 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di falsità materiale commessa da Pubblico Ufficiale in atti pubblici in concorso, falsità materiale commessa da privato in concorso, falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico. Gli avvisi sono stati notificati dai carabinieri nelle province di Cosenza, Lecce, Pistoia, Milano, Bergamo, Forlì-Cesena. Si tratta di ulteriori persone coinvolte nello scandalo dei falsi diplomi che già nel novembre del 2017 aveva portato altre 33 persone all’iscrizione sul registro degli indagati per avere utilizzato le attestazioni contraffatte come titolo per accedere alle graduatorie per l’insegnamento.
Individuato il presunto falsario
La novità è l’individuazione da parte degli inquirenti, del presunto artefice delle falsificazioni, individuato in un 69enne di Mangone. Nel corso di una perquisizione domiciliare, nella sua abitazione è stata trovata una vera e propria centrale del falso organizzata con diversi computer, stampanti e vario materiale informatico. Il ritrovamento delle copie cartacee di diplomi già falsificati e di altro materiale utile all’attività illecita, permettendo così di chiudere il cerchio sul referente ultimo dei presunti insegnanti. Tutto il materiale è stato posto sotto sequestro al fine di cristallizzare le prove raccolte, per l’estrapolazione e l’analisi di copia forense. In particolare, sono state rinvenute 30 stampe di diplomi apparentemente rilasciati dall’Istituto Nazionale Scuole e Corsi Professionali compilati con nominativi di insegnanti già emersi nel corso dell’operazione per aver utilizzato titoli falsi e due risme di carta pergamenata per diplomi, in bianco, pronte per la stampa.
Tremila euro per ogni diploma falso
A conclusione delle successive verifiche, al pensionato di Mangone è stata contestata la contraffazione di 22 titoli di studio utilizzati dagli indagati nelle istanze presentate per poter insegnare. Da quanto emerge dalle dichiarazioni rese agli inquirenti da una indagata, il falsario, per il tramite di un intermediario, avrebbe chiesto alla donna la somma di tremila euro in cambio del titolo falso. Nel frattempo gli Uffici Scolastici di tutta Italia stanno continuando a procedere alla rescissione dei contratti con gli insegnanti assunti attraverso le loro condotte fraudolente.