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Scomparve in una calda giornata di luglio del 1993 e non fece mai ritorno a casa Adolfo Cartisano, conosciuto come Lollo, fotografo calabrese prelevato dalla ‘ndrangheta negli anni più cruenti dell’anonima sequestri. La sua famiglia pagò anche il riscatto, ma l’uomo non tornò mai a casa e solo diversi anni dopo, grazie ad un pentito, venne indicato il punto in cui si trovavano i suoi resti e venne celebrato il suo funerale.
La storia di Lollo Cartisano è una di quelle piaghe che difficilmente la Calabria potrà dimenticare. Cartisano, originario di Bovalino, era stato in gioventù una delle punte di diamante della squadra del Mazara. Successivamente era diventato un fotografo cimentandosi anche in diversi reportage all’estero. Quando viene sequestrato si trova davanti al proprio appartamento sul mare di Bovalino. La dinamica dell’azione è violenta. La moglie viene stordita con un colpo in fronte e lasciata a terra, lui portato via.
Del caso si interessò per la prima volta anche la Commissione parlamentare antimafia. Del resto a Bovalino si trattava del diciottesimo caso di rapimento. Passano pochi mesi prima che vengano arrestati i sequestratori, ma il fotografo non tornerà mai a casa. Iniziano gli appelli della famiglia e, in particolare, della figlia Deborah. Nel 2003 i familiari ricevono una lettera anonima in cui si racconta che il fotografò morì per un errore e viene indicato il luogo di sepoltura. La famiglia risponde al pentito con una lettera aperta concedendogli il proprio personale perdono, ma chiedendogli di consegnarsi alla giustizia, cosa mai avvenuta.
Tiziana Bagnato