L’inchiesta di Milano

’Ndrangheta a San Siro, Beretta: «I Bellocco volevano uccidermi. Mi avrebbero drogato, sparato e poi sotterrato»

L'ex capo ultrà dell'Inter racconta di aver avuto un incontro con «due emissari» che gli avrebbero rivolto «direttamente concrete intimidazioni». Anche dalle analisi degli investigatori l'appuntamento si sarebbe consumato il 23 luglio

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di Redazione Cronaca
3 ottobre 2024
15:16

L'ormai ex capo ultrà interista Andrea Beretta, in carcere per l'omicidio dell'esponente della 'ndrangheta Antonio Bellocco, che era anche lui nel direttivo della curva, fu «convocato, tra giugno e luglio, a casa di Bellocco» e nei box sotto l'abitazione incontrò «due emissari» del clan 'ndranghetista, che gli avrebbero rivolto «direttamente concrete intimidazioni (sempre correlabili alla gestione del merchandising)».
Lo si legge in un'integrazione della richiesta di misura nell'inchiesta sugli ultrà, che riassume dichiarazioni di Beretta, ma anche analisi degli investigatori su quell'incontro, che si sarebbe tenuto il 23 luglio.

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Il piano per uccidere Beretta

Nell'integrazione, firmata dai pm Storari e Ombra nell'inchiesta di Polizia e Gdf e datata 16 settembre (l'omicidio di Bellocco è del 4 settembre), viene spiegato, come era già emerso, che Beretta, interrogato dopo aver accoltellato a morte l'uomo che con lui e Marco Ferdico guidava il direttivo della Nord, abbia rivelato «di essere stato a conoscenza di un "piano omicidiario"» per farlo fuori. 


Un piano, si legge ancora, «che sarebbe dovuto passare a vie di fatto dopo che lo stesso era stato convocato, tra giugno e luglio, a casa di Bellocco dove, all'interno dei box sottostanti l'abitazione, aveva incontrato due emissari della sua famiglia, di cui uno presentato come un latitante, che gli avevano rivolto direttamente concrete intimidazioni (sempre correlabili alla gestione del merchandising)».
Proprio per questo, «e solo dopo aver subito tali intimidazioni e più tentativi - sempre secondo la versione di Bellocco - di essere portato in un luogo dove sarebbe poi stato ucciso, si era munito di una pistola, che portava con sé». Pistola che aveva anche il giorno in cui uccise Bellocco, colpendolo, poi, a coltellate dentro la sua macchina fuori da una palestra a Cernusco sul Naviglio.

Riguardo all'incontro di luglio, i pm scrivono che è documentato dalle immagini, tutte riportate nell'atto, «presso l'abitazione di Bellocco» a Pioltello, nel Milanese. Negli atti viene riportata la presenza, ricostruita dall'analisi delle immagini di telecamere esterne all'abitazione, di Antonio Bellocco, Daniele D'Alessandro, Salvatore Paolillo e Domenico Sità, oltre che di Beretta.
Paolillo, scrivono i pm, «è persona di fiducia» di Giuseppe Fabrizio, «suocero» di Antonio Bellocco. Mentre Sità «è stato controllato diverse volte in compagnia di Berto Bellocco», fratello di Antonio.

Il racconto di Beretta ai pm: «Mi avrebbero addormentato, ucciso e sotterrato»

Andrea Beretta ha messo a verbale che sarebbe «riuscito più volte a sventare il progetto omicidiario» nei suoi confronti, «grazie alle rivelazioni ricevute dalla persona incaricata» di «tirarlo in trappola, verosimilmente con un sonnifero», e di «condurlo in un luogo idoneo a perfezionare la sua esecuzione: qui sarebbe stato colpito con arma da fuoco e sotterrato». Lo si legge in un'integrazione alla richiesta di misura cautelare della Dda di Milano, che tre giorni fa ha portato a 19 arresti, azzerando i vertici delle curve milanesi. Beretta, nell'interrogatorio dopo l'omicidio, ha riferito che «già da alcuni giorni» era «sottoposto a minacce da parte di Bellocco» che, assieme a Marco Ferdico, il terzo nel direttivo della curva, «ed almeno altri complici», gli avevano «rappresentato di volersi appropriare del merchandising della Curva Nord, fonte di reddito» per Beretta «con il negozio 'We Are Milano', e di volerne avviare uno ex novo nella città di Milano».

Sempre Beretta ha dichiarato «di essere già stato fatto oggetto di altri tentativi di portare a termine il suo omicidio, sempre sventati». Proprio il giorno dopo l'omicidio di Bellocco, Ferdico, amico dell'esponente della cosca, avrebbe chiamato un broker immobiliare in relazione al «progetto di avviare una nuova attività con un negozio» in via Casoretto, «da prendere in locazione in società proprio con Bellocco». E in quella conversazione diceva al broker: «Vi comunico che ci troviamo costretti a dover annullare con decorrenza immediata la proposta... poiché uno dei soci è venuto a mancare ... che doveva stipulare il contratto... tragicamente scomparso. ...vengono a mancare i presupposti per l'inizio di una nuova attività».

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