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Il centrosinistra in Consiglio regionale rinvia nomine, proroga le liquidazioni, non procede alle sostituzioni in giunta, si concentra sugli Uffici stampa e aspetta di andare in rovina.
Non sono bastati neanche gli ultimi e catastrofici risultati elettorali con le sconfitte traumatiche di Cosenza, Catanzaro, Crotone, Lamezia e Vibo a dettare l’avvio di un confronto interno. Il Pd non sente ragioni e continua lungo la sua strada in maniera ostinata. Senza ascoltare nessuno dei campanelli d’allarme, o meglio delle sirene, che continuano a suonare senza soste. Anche negli ultimi mesi.
Consiglio paralizzato per lunghi mesi
Il Consiglio regionale, balzato agli onori delle cronache nazionali per la sua scarsa produttività, è rimasto paralizzato per tutta l’estate per arrivare al rinnovo dell’Ufficio di presidenza e delle Commissioni. Ma la cosa bella è che neanche adesso è stato completato il percorso. La Commissione “Riforme”, voluta e ripristinata dal centrosinistra dopo la sua eliminazione nella passata legislatura, è ancora senza Ufficio di presidenza. La lotta tra il presidente uscente Baldo Esposito (Alternativa Popolare) e Francesco D’Agostino (Oliverio presidente) non ha ancora avuto un vincitore. E naturalmente non sono certo le riforme, di cui pure la Calabria avrebbe un gran bisogno, ad essere oggetto della dialettica tra i partiti. Il Pd aspetta i risultati delle elezioni siciliani per capire quanto e come sarà intensa l’alleanza con i Gentile in vista delle politiche. Solo allora si scioglieranno molti nodi, compreso quello legato al rinnovo della Commissione “Riforme”.
La dimissioni della Barbalace risalgono ormai a luglio
Meglio non discutere poi della giunta regionale. Gli aggiustamenti annunciati da Oliverio stanno per compiere ormai un anno. Senza che nessuno degli assessori sia stato sostituito e senza che sia stata assegnata una delle tante deleghe che il governatore più accentratore della storia del regionalismo calabrese sia stata assegnata. A cominciare da quella al Turismo. Non solo. Dai primi annunci ad oggi si è dimessa, o meglio è stata dimessa, l’assessore alle Attività Produttive Carmela Barbalace indagata in un’inchiesta che riguarda fatti antecedenti alla sua nomina da assessore. Le dimissioni sono dello scorso 9 luglio. Dopo quattro mesi il suo scranno rimane vacante.
Le contraddizioni della gestione Oliverio e del suo rapporto pessimo con il Consiglio regionale, relegato al ruolo di passacarte e svilito della sua dignità, stanno emergendo in maniera violenta anche dentro la maggioranza di centrosinistra.
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Prima di Bova, Pasqua ha aderito al Misto
Vincenzo Pasqua, della lista “Oliverio presidente”, le ha sollevate già da qualche tempo e senza trovare alcun riscontro. Tanto che, proprio in occasione dell’ultima riunione del Consiglio regionale, ha annunciato l’abbandono della maggioranza e il suo trasferimento al Gruppo Misto.
Dopo di lui arriva Arturo Bova che ha scelto la Gazzetta del Sud per annunciare la sua adesione ad Articolo 1 – Mdp .
«Il Pd - dice Bova – è diventato ormai un non luogo politico. L'assenza di democrazia che c’è nel movimento 5 Stelle è niente in confronto a quello che accade nel Pd, dove le decisioni prese a Roma sono diktat contro cui nessuno ha mai da ridire dalla periferia. Vedere tutti piegati al volere divino è disarmante. Non ce l'ho fatta più». Anche Bova, tuttavia, prima dell’annuncio ha aspettato di vedere rinnovata la sua elezione alla guida della Commissione antindrangheta.
Non manca nessun ingrediente, dunque, per assicurarsi l’ennesima batosta elettorale alle politiche del 2018, preambolo dell’ennesimo cambio della guardia al governo regionale.
Riccardo Tripepi