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La Cittadella della Regione Calabria.
Il 2016 si chiude senza particolari miglioramenti della condizione della Calabria. I maggiori indicatori economici del paese continuano a registrare la regressione della nostra terra sia sul piano sociale che su quello economico.
Ci lasciamo alle spalle, dunque, un anno pessimo che non ha migliorato affatto il trend negativo degli anni precedenti. Certo, anni di arretratezza strutturale non si recuperano dalla sera alla mattina, di ciò siamo pienamente consapevoli, quello che più ci preoccupa però, è lo stato di rassegnazione e di assenza di speranza che si registra nella maggior parte dei cittadini calabresi.
Una rassegnazione che negli ultimi tempi si somma alla rabbia e alla frustrazione e che, giorno dopo giorno, diventa sempre più galoppante. Ciò, sta prendendo due pieghe che potremmo definire pericolose per la tenuta democratica del tessuto socio economico della nostra regione: il rischio della rivolta, da un lato, e l’abbandono di massa della nostra regione da parte delle giovani generazioni. Una spirale, quest’ultima, iniziata da un pezzo e che, a quanto pare, sta diventando sempre più incontenibile. La convinzione della stragrande maggioranza dei giovani calabresi, infatti, è quella di ritenere che, questa nostra terra, sia senza speranza.
Il segnale del voto calabrese sul referendum, a nostro modestissimo avviso, va verso questa direzione. Sono passati 25 mesi dall’insediamento del governo Oliverio e, con sincerità e, con la stessa convinzione con la quale abbiamo sostenuto il governatore, sentiamo di manifestare la nostra insoddisfazione verso l’azione complessiva del governo regionale, insoddisfazione che, abbiamo già avuto modo di manifestare dalle colonne della nostra testata. E siamo anche preoccupati sulla capacità di lettura del momento sociale che sta attraversando la nostra regione sia da parte della giunta regionale, sia da parte del Pd, quale partito di governo.
Vediamo all’opera due modelli di governo: uno impostato a medio e lungo termine e, dunque, non percepito dall’opinione pubblica ma sul quale si può sostanzialmente esprimere un giudizio positivo, soprattutto per quanto riguarda la spesa comunitaria, e un altro modello, impostato sull’azione quotidiana, percepito negativamente da parte dei calabresi anche a causa di grossolani errori.
Il presidente che si vede quotidianamente, è il presidente reso inaccessibile da uno staff non all’altezza del compito di colui che viene percepito come l’uomo solo al comando. È il presidente assediato al decimo piano della cittadella regionale dai soliti lobbisti, trasformisti, volta gabbana e maneggioni di sempre, gli stessi che assediarono e rovinarono Loiero e Scopelliti e, prima ancora, Chiaravalloti. È il presidente che scivola sui fondi alle associazioni culturali. È il presidente sordo alle segnalazioni su alcune gare sospette e denunciate dalla stampa. È il presidente che nella nomina dei direttori generali non riesce ad imporre novità rilevanti. È il presidente impegnato in un estenuante braccio di ferro con il commissario della sanità Scura, soggetto nominato dallo stesso PD.
Tutto questo, e molto altro, purtroppo, hanno appannato l’azione politica del governo regionale per tutto il 2016 e, conseguentemente, hanno minato la credibilità e la popolarità del suo presidente.
Chiaramente, in politica non c’è nulla di irreversibile e, dunque, ancora c’è tempo per recuperare un rapporto di fiducia con i calabresi. Ci fermiamo qua, ci auguriamo che Mario Oliverio e gli attuali protagonisti del governo della Regione Calabria abbiano consapevolezza del clima che si respira intorno alle esperienze di governo del paese e della nostra regione e di conseguenza sappiano correre rapidamente ai ripari prima che sia troppo tardi.
Tiritere estenuanti sul rimpasto, sul congresso o sulla sanità, finiranno per far calare la pietra tombale sul PD e sull’esperienza di governo di Mario Oliverio. Si corra rapidamente ai ripari nell’interesse dei calabresi. Questa terra, infatti, ha già perso troppo tempo anche a causa dell’inadeguatezza della sua classe politica e, purtroppo, il tempo, almeno per la Calabria, è finito da un pezzo.
Noi, per quanto ci riguarda, continueremo a svolgere il nostro lavoro, che è quello di informare i calabresi, punzecchiare il potere e stimolare il dibattito all’interno della società della nostra regione. Lo faremo come sempre senza pregiudizi e nell’interesse esclusivo dei figli di questa nostra terra.
Sappiamo già che, come è già successo, qualche pescivendolo mediatico, incapace di stare correttamente sul mercato della comunicazione, o peggio, deluso dalle mancate sponsorizzazioni istituzionali alle quali era abituato, cercherà di trascinarci in risse mediatiche alle quali non siamo interessati, anzi, quando queste accuse si sono trasformate in vere e proprie calunnie siamo cresciuti, ma sappiamo già che ci proveranno ancora. Pazienza, come cantava Guccini : “Che cosa posso dirvi? Andate e fate, tanto ci sarà sempre, lo sapete, un musico fallito, un pio, un teorete, un Bertoncelli o un prete a sparare cazzate!” Buon 2017 e che Dio salvi la Calabria.
Pasquale Motta