Tornanti al riparo delle querce, curve a gomito mozzafiato, anche qualche gincana non prevista attorno a mucche sonnolente: la strada alternativa che dovrà prendersi sulle spalle il traffico della Jonio-Tirreno è una vecchia provinciale che dalla fiumara risale la Limina fino al lembo più a nord del parco d’Aspromonte. Un percorso affascinante tra boschi antichissimi, terrazzamenti coraggiosi e vecchie armacere, che da Mammola si inerpica fino ai mille metri del pianoro della Limina per poi riscendere sul versante tirrenico fino a Cinquefrondi. Un percorso adatto tutt'al più al “turismo lento” e su cui, da settembre e per almeno 70 giorni, saranno reindirizzate le circa 4mila automobili che giornalmente scavalcano il passo tra Aspromonte e Serre servendosi della statale 682, la cui temporanea chiusura, posticipata sul filo di lana a settembre, si è resa inevitabile per i lavori di abbattimento e ricostruzione della calotta della galleria “Torbido”.

Mammola punto di ingresso e di uscita

Sarà Mammola il punto d’entrata e d’uscita del traffico da e per la Piana di Gioia, e quindi  l’autostrada, l’aeroporto, la ferrovia. Qui le auto – il traffico pesante, autobus inclusi, dovrà circumnavigare l’intera provincia lungo la Statale 106 per raggiungere Reggio e il Tirreno – dovranno incanalarsi su strade comunali fino all’ingresso della vecchia provinciale 5, appena fuori dal paese. «Lì c’è un incrocio pericoloso e un ponte che collega il centro abitato alle frazioni che stanno oltre la fiumara, un incrocio che potrebbe causare molti problemi – racconta preoccupato il sindaco di Mammola Stefano Raschellà – e su cui abbiamo chiesto l’intervento dell’Anas per l’istallazione di nuova segnaletica orizzontale e di un semaforo».

Costeggiando frane e smottamenti

La salita inizia subito dopo il belvedere. E anche i problemi. Pensata per il traffico del secolo scorso, la strada costeggia costoni scoperti da frane e smottamenti tenuti in piedi da reti di protezione insufficienti e spesso danneggiate. Quasi inesistenti i sistemi di sicurezza passiva, con bassi muretti di contenimento in cemento e ampie zone completamente aperte alle gole della montagna. Incomprensibili i rari cartelli con le indicazioni stradali – scrostati, cancellati dal tempo o dalle inevitabile rose di lupara – la strada ha perso ogni funzione di mobilità primaria da più di un trentennio, rimanendo a lungo abbandonata a se stessa e vittima di una vegetazione che ne ha ridotto, in lunghe parti, la stessa percorribilità. Ci vogliono circa 15 chilometri di mulattiera di montagna per raggiungere l’innesto con la Jonio-Tirreno oltre la galleria di valico: praticamente il doppio del percorso normale che, considerato le condizioni della strada alternativa e gli inevitabili intasamenti nei punti più stretti, aumenterà esponenzialmente anche i tempi medi di percorrenza. Con buona pace della mobilità per una popolazione – tra Piana e Locride – di circa 300 mila abitanti a rischio isolamento.

Una strada a rischio

«Quella strada non è idonea al transito stimato di 4mila auto al giorno – dice ancora Raschellà – fino a qualche mese fa era sostanzialmente impraticabile. Siamo preoccupati per quello che ci aspetta. Per ora siamo fermi alla riunione di maggio, quando gli ingegneri dell’Anas ci hanno spiegato la gravità della situazione e la necessità di intervenire immediatamente per le criticità strutturali che sono emerse nella galleria Torbido. Proprio il rischio reale che ci è stato prospettato ci ha, nostro malgrado, convinti ad accettare la chiusura immediata della statale. L’assessore Calabrese qualche ora dopo la riunione mi ha chiamato per dirmi che avrebbe contattato Anas per posticipare la chiusura. Che la strada la chiudessero davvero a settembre però, l’ho saputo dai giornali. Immagino che per prendere questa decisioni Anas abbia dato garanzie che, pur nell’urgenza, non vi sia immediato pericolo, altrimenti nessuno si sarebbe preso la responsabilità. Resta comunque il problema di un percorso alternativo del tutto inadeguato».

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Problemi di comunicazione

E se evidenti appaiono i problemi di comunicazione con i sindaci del versante jonico che sono stati avvisati della chiusura della trasversale solo nell’immediatezza della riunione – l’associazione dei comuni della Locride, comunque, non ha ancora convocato una riunione sul punto –  sul versante tirrenico è andata anche peggio. «Io a quella riunione in prefettura non sono stato nemmeno invitato – dice il sindaco di Cinquefrondi Michele Conia – forse non ritengono che siamo coinvolti, ma Cinquefrondi è il terminale tirrenico della trasversale e parte del percorso alternativo alla statale ricade nel nostro territorio. E poi c’è un’ enorme problema di mobilità pendolare, commerciale e turistica su cui bisogna ragionare tutti assieme. Fatto salvo ovviamente il problema della sicurezza di cui però, nonostante sia anche consigliere della città metropolitana, ho letto solo sui giornali. Sono stupito dalle procedure, qui non possiamo stare dietro agli annunci di chi apre e chiude le strade a suo piacimento – dice ancora Conia rinfocolando la polemica sull’intervento di Calabrese in Anas –  se c’è un problema di sicurezza allora chiudiamo subito, altrimenti si ragioni tutti assieme su come diminuire i disagi».