VIDEO | Tra le tante le persone che celebreranno a Reggio Calabria la Resurrezione di Cristo con il rito ortodosso, anche Larisa e Maria, giovane mamma di due bambini. Un frangente in cui si acuiscono la nostalgia e il desiderio di pace e normalità.
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«Faremo le pysanka, come nella nostra tradizione, per allietare il tempo dei nostri bambini, affinché almeno per loro sia un momento di festa e di gioia, lontano da ogni paura». La giovane Maria afferra e non lascia andare la speranza che possa essere una Pasqua il più possibile normale quanto meno per i suoi figli, di cui uno nato da poco. Così parla delle uova colorate e decorate, simbolo della vita e della rinascita al quale si ispirano le più diffuse tradizioni pasquali ucraine, molto vive anche nella comunità di connazionali presente a Reggio. Pensa alle pysanka come per anestetizzare la consapevolezza che a casa, se la guerra non l’avesse strappata alla sua quotidianità e ai suoi progetti, tutto sarebbe stato diverso. Ma non c'è tempo per disperarsi.
La nostalgia e il desiderio di normalità
Maria Pavliuk ha lasciato Zhytomyr, storica città dell’Ucraina Occidentale oggi segnata dai bombardamenti, con due figli piccoli per raggiungere la madre che da tempo vive a Reggio Calabria. In questo tempo in cui si avvicina la Pasqua anche per gli Ortodossi, che seguendo il calendario giuliano celebreranno il rito il prossimo 24 aprile, le tradizioni legate all’appuntamento religioso diventano dunque preziose occasioni di normalità, specie in presenza di bambini. «Loro non dovrebbero mai conoscere la guerra. Inevitabilmente ne restano segnati con traumi profondi», spiega mentre commossa racconta che questa guerra le ha impedito di vivere il ritorno alla sua professione di psicologa infantile, dopo la nascita del suo secondo figlio. La sua normalità, dunque, è stata sconvolta e adesso spera di poter far vivere almeno ai bambini una Pasqua vicino ai cari che sono qui. In questo frangente in cui si acuiscono la nostalgia e il desiderio di pace e normalità, «staremo insieme e ci faremo forza vicendevolmente. A noi tutte mancano i nostri uomini, padri e mariti, tutti in Ucraina, impossibilitati a lasciare il Paese».
«Non sarà una Pasqua felice ma cerchiamo di guardare oltre questa guerra dalla quale siamo dovuti scappare, lasciandoci dietro la nostra casa, i nostri cari, la nostra vita di tutti i giorni. Per noi ortodossi la Pasqua sarà la prossima settimana. Ci prepariamo consapevoli che non potrà essere quella che senza la guerra e la fuga sarebbe stata, ma cerchiamo di perderci d’animo e di avere speranza soprattutto per i bambini, per i miei nipotini. Desideriamo la pace per fermare il dramma nel dramma che si consuma quando, in tutte le guerre, a perdere la vita sono i piccoli», sottolinea Larisa Pavliuk, che ha lasciato da poco la stessa Zhytomyr, per cercare rifugio e protezione a Reggio Calabria raggiungendo la nuora Maria.
La pace preludio di un ritorno a casa
La comunità ucraina reggina dunque continua ad espandersi e ad accogliere, seppure a causa di un dramma, un numero sempre crescente di persone che si ricongiungono con chi già è a Reggio da tempo. «L’unico augurio che sentiamo nel profondo di formulare insieme è di una pace che arrivi presto, consentendo a tutte le persone che hanno dovuto lasciare, fuggendo, il loro paese, di farvi ritorno se lo desiderano, riacquistando un pò di serenità», sottolinea Iryna Khorkava, qui da otto anni, originaria della città ucraina dell’Ovest Ternopil, mediatrice interculturale che, in occasione di questo incontro con Maria e Larisa, ha fatto gentilmente da interprete.
In questo tempo di sofferenza e preoccupazione l’augurio più profondo richiama un grande desiderio di pace, preludio di un ritorno a casa. «Come tutti, anche noi vorremmo poter stare a casa, nel nostro Paese. Mai nessuno vorrebbe essere costretto a stare lontano», conclude Maria Pavliuk.