I lavori sono già iniziati, ma dopo la tragedia avvenuta davanti alle coste calabresi l'esigenza di un luogo che possa ospitare le vittime del mare garantendo loro una degna sepoltura si è fatta ancora più pressante. Sarà un vero e proprio memoriale il cimitero dei migranti che il Comune di Tarsia, nel Cosentino, sta realizzando sul suo territorio. Roberto Ameruso, sindaco del Comune che nel corso della Seconda guerra mondiale fu sede del più grande campo di internamento italiano, ha subito sposato la proposta di Franco Corbelli, presidente del movimento "Diritti Civili" che da anni si batte per costruire l'opera. Costo: 5 milioni di euro

«Abbiamo già avviato i lavori - spiega all'Agi Ameruso - grazie a un finanziamento di 200.000 euro della Regione. Abbiamo proceduto agli espropri su un'area di circa 30.000 metri quadri destinata ad espansione cimiteriale. Abbiamo espropriato i terreni e abbattuto alcune opere che sorgevano su di essa. Aspettiamo un'ulteriore tranche di fondi per le prime opere, vale a dire i muri perimetrali, le strade e i viali».

Ma perché Tarsia ha sentito il bisogno di realizzare un insediamento tanto impegnativo anche sul piano simbolico oltre che pratico? «Sentiamo il dovere di accogliere le salme, molte delle quali senza un nome, perché Tarsia è stata sede di un capo di concentramento (in contrada Ferramonti, ndr) dove sono stati portati stranieri e sfollati. Diciamo - aggiunge - che questa grande opera umanitaria è nel nostro Dna. Molti degli internati sono stati sepolti a Tarsia e riteniamo che dare una degna sepoltura a tante salme anonime sia un fatto di civiltà anche per dare un punto di riferimento ai parenti dei migranti scomparsi, una speranza di ritrovare i corpi dei loro cari. È importante - aggiunge Ameruso - che questo segnale parta dalla Calabria, spesso additata per fatti negativi».

Non si tratterà solo di un cimitero, tiene a ribadire un sindaco, ma di un vero memoriale dotato di sale multimediali in cui i visitatori potranno ripercorrere, attraverso testimonianze e filmati, il dramma dell'emigrazione via mare. Solidarietà alle vittime, dunque, ma anche e soprattutto ai tanti comuni calabresi sulle cui coste arrivano le carrette del mare, spesso cariche di cadaveri. «La Legge - dice Ameruso - demanda ai sindaci dei comuni interessati il compito di provvedere alla sepoltura e questo comporta gravi problemi. Solo a Cutro - ricorda - ci sono 70 salme da sistemare. Noi mettiamo il nostro territorio a disposizione della Calabria, di chi ha perso una persona cara e spera di poterne recuperare almeno la salma. In questo - continua - ci aspettiamo il supporto del commissario per le persone scomparse e del ministero dell'Interno». Il memoriale sarà arricchito da elementi artistici ed architettonici legati al dramma dei migranti. «Sarà - dice Ameruso - un luogo di pace e di umanità, funzionale al riconoscimento delle vittime ed all'eventuale rimpatrio».

Franco Cobelli ha incassato anche il supporto del governatore Roberto Occhiuto. «La tragedia di Cutro - spiega - e quelle bare allineate nel Palazzetto dello sport di Crotone richiamano alla mente le stesse strazianti scene della tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013. Quel giorno, profondamente colpito da quelle immagini, soprattutto delle tante piccole bare bianche, senza un nome, ho giurato a me stesso che avrei fatto di tutto per cancellare quella disumanità di quei poveri corpi, non identificati, che sarebbero stati sepolti, con un semplice numerino, un codice, in tanti piccoli, sperduti cimiteri, quasi tutti calabresi e siciliani, che di fatto ne cancellano così per sempre ogni ricordo e riferimento preciso per i loro familiari dei lontani Paesi del mondo che non sapranno mai dove andare un giorno a cercarli, per portare un fiore e dire una preghiera. Per questo - continua - ho, dieci anni fa, iniziato a lottare ininterrottamente per realizzare il Cimitero internazionale dei Migranti, la più grande opera umanitaria legata alla tragedia dell'immigrazione, conosciuto e apprezzato nel mondo, che darà dignità alla morte dei poveri migranti, vittime dei tragici naufragi. E ho scelto un luogo fortemente simbolico, a Tarsia. Di fronte al Lago e al vecchio camposanto comunale, in parte anche ebraico, e a breve distanza dall'ex campo di concentramento di Ferramonti, luogo di prigionia ma anche, come ricorda la Storia, di grande umanità. Per questo - sostiene - è stato scelto questo luogo simbolo per realizzare questa grande opera di civiltà che l'ex presidente della Regione, Mario Oliverio, ha iniziato, pochi giorni prima del Natale 2018, e che l'attuale governatore Roberto Occhiuto che ringrazio insieme al sindaco di Tarsia, Roberto Ameruso, ultimerà».