L’ingegnere siciliano ribadisce il suo No alla campata unica e smonta le soluzioni dei progettisti: «Basate su presupposti errati. La verità è che vogliono evitare di effettuare le prove»
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C’è di mezzo la tenuta della mega opera più discussa degli ultimi anni. Da lati opposti della barricata scientifica si fronteggiano la società Stretto di Messina e l’ingegnere Antonino Risitano. Materia del contendere: i cavi pensati per tenere in piedi il Ponte che Matteo Salvini considera l’opera-bandiera della propria esperienza come ministro delle Infrastrutture. Spoiler: la conclusione della seconda parte della sfida è, per il super tecnico che abita a poca distanza da dove sorgerà il cantiere messinese, identica a quella già stabilita qualche mese fa: «Il ponte a campata unica, allo stato attuale, non è realizzabile».
Lo scontro è iniziato nello scorso mese di maggio, quando Risitano, rileggendo le carte progettuali, si spinse a dire che erano gli stessi tecnici a mettere nero su bianco l’impossibilità tecnica di passare al progetto definitivo al progetto esecutivo «almeno allo stato attuale delle conoscenze scientifiche». Per Risitano, le certezze sui cavi principali potrebbero arrivare soltanto da test eseguiti con «macchine di colossali dimensioni, mai costruite e per la cui fabbricazione devono ancora essere immaginati gli stabilimenti di produzione». Per non dire delle sperimentazioni «che dovrebbero protrarsi ininterrottamente per almeno 25-75 anni e con esiti allo stato non pronosticabili». Seguirono polemiche, inevitabili. Con il passare dei mesi, le soluzioni pensate per rispondere ai dubbi di Risitano sono diventate documenti tecnici depositati al ministero dell’Ambiente.
E l’ingegnere – che non è contrario alla realizzazione del Ponte «purché sia sicuro» - continua a contestare: definisce «frettolose e sbagliate» le risposte offerte al Mase dalla Stretto di Messina. Il team di esperti che ha messo nero su bianco le idee progettuali è formato da Mario Orlandini (vice presidente Engineering – Webuild Spa), Jamal Assaa (vice presidente Bridges International Cowi A7S) e Fabio Brancaleoni (direttore tecnico E.D.In. Ingegneria Srl). Le loro risposte non hanno convinto Risitano, che ha inviato nuove controdeduzioni al ministero. E si riferisce di nuovo all’omissione delle indagini “a fatica” sui cavi portanti del Ponte che per il tecnico sarebbero proprio un vizio nell’iter di approvazione del progetto.
Le carte analizzate dall’ingegnere «dimostrano ancora di più l’esistenza e l’entità di quelle mancanze, obbligando ciascun soggetto responsabile, a cominciare proprio dalla Commissione Via-Vas, a confrontarsi ineludibilmente con il tema dell’affidabilità di una struttura che in realtà necessita ancora di essenziali approfondimenti e verifiche».
Risitano considera «insultanti» i toni della risposta ma si concentra sul fatto che «lascia inevasi gli interrogativi e i dubbi sollevati» perché «basata su ipotesi scientificamente errate». Per il professore, gli esperti interpellati dalla Stretto di Messina avrebbero basato i propri calcoli su presupposti errati e cercato di «mistificare» il problema. In sostanza, avrebbero ragionato su un modello che non tiene conto di condizioni di carico dissimmetrico (cioè di un carico viaggiante diverso sulle corsie anche ferroviarie) e di concomitanti condizioni di ventosità o di sisma. Un’indagine edulcorata, secondo Risitano. Che poggerebbe «sull’acritica condivisione della scelta, errata e scientificamente inammissibile, del progettista».
L’unico scopo della “rilettura” sarebbe quello di «”proteggere” il progettista da una previsione scientificamente errata. Significa condividere la “scappatoia” pensata per evitare le prove di fatica definite nel progetto definitivo e, di fatto, per evitare qualsiasi prova».
Risitano, insomma, sfida di nuovo commissione. E parte dal presupposto che la nuova ipotesi autorizzi il progettista «a proporre una sostanziale modifica del sistema di appoggio dei cavi. Se non fosse che in questo modo si finisce per ammettere che il progetto definitivo approvato dalla Stretto di Messina è “sbagliato” e irrealizzabile e che un progetto con quel diverso sistema di appoggio è un altro progetto, per il quale è doveroso ricominciare l’iter di approvazione».
«La verità – scrive - è che la modifica del sistema di sospensione del ponte non è un miglioramento, ma solo il tentativo di evitare quelle prove di fatica da fretting che sono imposte dal progetto definitivo».
Il nodo sono proprio le prove: «Se la Commissione ritiene che siano fattibili, allora si facciano senza indugiare con 4 funi per volta (così come presenti in ogni cella) e si pubblichino i risultati prima di avventurarsi in un’impresa dall'esito non calcolabile senza i risultati di quelle prove. La Commissione, nel frattempo, recuperi e comunichi i risultati delle prove di fatica eseguite su fili e funi da Stretto di Messina nel 1992. Risultati fino ad oggi tenuti nascosti, nonostante la continua richiesta alla SdM da parte dello scrivente».