A piccoli gruppi ordinati. Il primo giorno di apertura degli uffici della Stretto di Messina a Villa è filato via tranquillo, con i cittadini a rischio esproprio che si sono avvicendati nel palazzo dell’ex pretura per informarsi su quello che potrebbe succedere nel futuro prossimo. Oltre che per avanzare deduzioni e proteste che, assicurano i funzionari della società riesumata dal Governo Meloni, verranno valutate prima del progetto esecutivo.

Una processione laica – una trentina i villesi che hanno fatto in tempo a prenotarsi al call center romano per la giornata di oggi – iniziata al mattino e proseguita per tutta la giornata. Niente di definitivo, né tantomeno ragguagli su rimborsi e risarcimenti «solo un incontro preliminare – dice a LaCnews24 uno degli ingegneri della SdM – per capire i problemi dei cittadini. Tutte le segnalazioni finiranno nel fascicolo e saranno esaminate».

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C’è chi ha trovato il suo nome associato ad una particella che non ricordava di possedere, chi si ritroverà espropriato di un terreno agricolo adiacente all’abitazione, chi ancora vedrà spuntare i cantieri sull’uscio di casa. E poi c’è chi, possessore di una seconda casa generalmente affittata durante l’estate, si frega le mani per i risarcimenti che potrebbe ottenere. «Abbiamo visto la cartina degli espropri – racconta Enzo, preoccupato di quanto potrebbe accadere e arrivato di buon mattino assieme alla moglie – e da quanto è venuto fuori, il cantiere taglierebbe la strada d’ingresso alla nostra abitazione impedendone l’accesso. Abbiamo fatto presente il problema che riguarda il nostro caso e richiesto un cambio nell’ipotesi di cantiere attuale, ora aspettiamo».

Le ore passano, e i cittadini villesi si alternano ai banchetti della Stretto di Messina senza fretta. Nello stanzone al piano terra, tecnici e amministratori del Comune affiancano quelli della Stretto di Messina per fornire supporto alla cittadinanza, un po’ spaesata, che si affaccia allo sportello: «L’ultima volta – ha detto la sindaca Giusy Caminiti riferendosi al 2011 quando il progetto sembrava in rampa di lancio prima di naufragare su se stesso per l’ennesima volta – gli incontri si tennero in un hotel privato e il Comune si trovava nella situazione paradossale di essere “ospite” a casa sua. Questa volta abbiamo deciso diversamente, e saranno gli esperti venuti da fuori a venire a nei nostri uffici».

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A prendere appuntamento per il primo dei 60 giorni dedicati alla raccolta di osservazioni e proteste in merito agli espropri, c’è anche Graziella. Impegnata nel mondo della scuola, giornalista per passione, la sua casa, ha scoperto, si trova a poco meno di 300 metri dal previsto cantiere di Cannitello, proprio accanto a quella porzione di lungomare in cui verrà tirato su il gigantesco pilone di sostegno al ponte, alto come un moderno grattacielo e con una base che si sviluppa per oltre 160 metri di lunghezza. «Io non ho alcun preconcetto sul ponte – racconta – ma il fatto che il cantiere sia proprio accanto a casa mia mi preoccupa. Mi preoccupa pensare di convivere per anni con la polvere, il rumore, la confusione, le vibrazioni. Sono venuta a capire che tipo di soluzioni sono previste per i casi come i miei».