«Con NoMaH (Novel Materials for Hydrogen Storage) l'Università della Calabria è risultata ai vertici della graduatoria dei progetti di ricerca e sviluppo nel settore dell'idrogeno finanziati dal ministero della Transizione ecologica (Mite) nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

«La proposta è risultata prima in graduatoria tra le proposte ammesse a finanziamento che riguardano l'area tematica delle Tecnologie innovative per lo stoccaggio e il trasporto dell'idrogeno e la sua trasformazione in derivati ed e-fuels'. A pari merito nella graduatoria generale, il progetto Mecca sulla tematica 'Produzione di idrogeno clean e green', presentato dall'Università di Messina come capofila, con Unical soggetto partner». È quanto si legge in una nota dell'Università della Calabria.

«La call del ministero - prosegue - finanzia progetti di organismi di ricerca pubblici (enti e università) sviluppati dalle imprese. L'obiettivo principale del progetto NoMaH è quello di stimolare la produzione e il consumo di idrogeno attraverso la ricerca e lo sviluppo di nuove soluzioni tecnologiche per il suo stoccaggio. NoMaH intende rispondere alle reali esigenze energetiche dei piccoli distretti produttivi e delle 'comunità energetiche', associazioni tra cittadini, pubbliche amministrazioni e imprese che puntano alla produzione di energia 'a chilometro zero'. La ricerca sull'idrogeno è fondamentale anche per perseguire la decarbonizzazione e, nel mutato contesto geopolitico, contribuire a raggiungere l'indipendenza energetica e accelerare la transizione ecologica. Per quanto riguarda l'idrogeno, il gap tra le tecnologie esistenti per il suo accumulo e i requisiti di sicurezza, flessibilità, compattezza e sostenibilità ambientale richiesti per il suo utilizzo è ancora enorme. Al fine di ridurlo, nell'ambito del progetto NoMaH verrà adottato un approccio multidisciplinare che, coniugando le conoscenze dei partner nel campo della scienza dei materiali e dell'ingegneria, permetterà di sviluppare nuovi materiali e dispositivi attraverso cui si potranno realizzare sistemi ibridi di accumulo di piccola e media dimensione, in grado di operare in condizioni tali da rendere minimi i costi energetici e i problemi legati alla sicurezza del loro utilizzo».

«La nostra idea - commenta Raffaele Agostino, docente del dipartimento di Fisica dell'Unical e responsabile scientifico del progetto - è quella di favorire e stimolare la produzione di sistemi modulari a basso costo e a bassa emissione di gas ad effetto serra, integrabili con diversi sistemi di produzione di energia da fonti rinnovabili, in una logica di piena sostenibilità ambientale. Solo così potremo contribuire a una larga diffusione delle tecnologie tipiche dell'economia dell'idrogeno, favorendo la riduzione della dipendenza dalle fonti fossili e fornendo un deciso impulso verso un uso pieno delle fonti rinnovabili».