Azioni legali e presidi contro la realizzazione del Ponte sullo Stretto. Ad annunciarlo Daniele Ialacqua della Rete “No ponte” dopo la notizia che a breve la Società Stretto di Messina pubblicherà gli avvisi per gli espropri e saranno creati a Villa San Giovanni e Messina degli sportelli dove si potranno recare le persone residenti nell'area dove sorgerà l’infrastruttura per chiedere delucidazioni su procedure e atti.

«Già oggi – anticipa - faremo una riunione on line con un gruppo che si occupa della questione tra coloro che sono residenti o hanno attività nel territorio a Torre Faro e sanno di essere tra chi dovrà essere espropriato ma non vogliono andare via, si deve reagire. Abbiamo fatto un comitato Capo Peloro e sono migliaia le persone interessate e che si stanno già muovendo, concorderemo le attività da portare avanti, sicuramente delle azioni legali congiunte per tutelare il territorio e per permettere a queste persone di restare nelle proprie abitazioni». «Davanti agli sportelli - prosegue Ialacqua faremo dei sit in giornalieri e affiancheremo queste persone e i loro legali, non li lasceremo soli e non permetteremo che vengano raggirati».

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La rabbia delle famiglie

«Non me ne vado, ma nemmeno per idea». Mariolina De Francesco, che sarà espropriata della casa nella quale con marito e figlie ha vissuto per 23 anni sulla sponda messinese dove dovrebbe sorgere un pilone del ponte sullo Stretto è battagliera e ribadisce: «Se la mia casa la dovessi cedere per un ospedale oncologico per i bambini la cederei, ma non per una cosa inutile come questa».

E se il ponte si dovesse comunque fare? «Vivremmo per anni in mezzo ai cantieri in Calabria e in Sicilia. Ma non solo: lo Stretto di Messina non si deve toccare; come ha detto il National Geographic nel settembre del 2022 la spiaggia di capo Peloro è la più bella spiaggia italiana dal punto di vista naturalistico. L'articolo 9 della Costituzione dice che le zone ricche di biodiversià e pregio naturalistico sono intoccabili. E la regione Sicilia nel 2001 ha fatto decreto nel quale dice che la zona di capo Peloro è zona di pregio che va salvaguardata. La stessa Regione che ora gli dà i miliardi».

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«Mio nonno abitava qui nel villaggio di Torre Faro già 100 anni fa - dice la signora Enza Lo Jacono - la mia famiglia e i nostri parenti sono qui dagli anni '80. Vogliamo rimanere qui non ci interessano i soldi anche se fossero un miliardo di euro, siamo affezionati a questo luogo, e non intendiamo andare via. Abbiamo anche i nostri avvocati che si stanno occupando del problema: per noi è solo danno materiale, ma soprattutto esistenziale».