Un ospedale che ha avuto la sua storia e la sua dignità professionale, ora si ritrova morente. Le telecamere di LaC Tv hanno riaperto i riflettori sulla vicenda dell’ospedale di San Giovanni in Fiore, un ospedale che negli ultimi anni sta vivendo un lento ma costante declino con la popolazione che vive un vero e proprio dramma, soprattutto nel periodo invernale quando si rischia di essere tagliati fuori dalle grandi vie di comunicazione. A discutere delle problematiche sanitarie con Pasquale Motta associazioni, esponenti politici e comuni cittadini, con il sindaco Rosaria Succurro che non ha rilasciato dichiarazioni per impegni istituzionali. 

Stefania Fratto, la presidente di Donne e Diritti

«Abbiamo interloquito con la Regione Calabria e il presidente Occhiuto ci ha fatto sapere che non ci riceverà, quindi il sit-in previsto per domani salta. Notiamo il disinteresse del governatore – continua la presidente dell’associazione Donne e Diritti - per i problemi reali della Calabria. Questo perché San Giovanni in Fiore è un paese di montagna, c’è un ospedale che bisogna salvare. Solo promesse, solo chiacchiere perché se non incontra un’associazione che sta lottando da cinque anni per riqualificare questo ospedale di montagna. Se non ci sono i servizi sanitari la gente va via. Se hai un bambino di otto anni che ha un problema di notte devi correre a Cetraro, a Paola o a Cosenza. Così a noi chi ci garantisce? Chi ci tutela? Questo non è giusto, non è umano». Occhiuto è stato qui lo scorso inverno per inaugurare un nuovo mammografo, che come sottolinea la Fratto «è stato frutto delle nostre battaglie. Siamo stati anche dal ministro Speranza e dai commissari Cotticelli e Longo. Qui purtroppo non abbiamo un sindaco che abita a San Giovanni, perché se abitasse qui e vivesse sulla propria pelle i problemi che ci sono a vivere in un paese di montagna, forse si rimboccherebbe le maniche e farebbe qualcosa per la nostra sanità. Perché a vivere in un paese di montagna ci vuole coraggio».

La visita al Laboratorio Analisi

Le telecamere della trasmissione questa mattina hanno raccolto il sentimento e la rabbia dei cittadini che facevano la fila dentro la sala del Laboratorio. Le immagini mostrano una fila interminabile con la rabbia degli utenti che appare evidente. Una donna racconta di «essere in fila dalle 7 ed ancora non riescono a fare i prelievi». Il caos regna sovrano mentre un un’altra persona racconta «dopo una settimana che ho effettuato le analisi, ora non si trova il referto. Oggi ho una visita a Cosenza e non so come comportarmi», mentre un anziano spiega che «i maiali stanno meglio».

Il capogruppo del Pd Domenico Lacava

«Qua la situazione è drammatica, qui l’ospedale sta morendo. Il laboratorio analisi sta chiudendo con la gestione che è davvero caotica. È un ospedale che sta chiudendo perché non c’è un’ambulanza, non sempre la trovi e quando la trovi spesso è senza medico. La guardia medica la trovi solo alcune volte il fine settimana. C’è un reparto di medicina per acuti che non ha gli specialisti, quindi se sei ricoverato ed hai bisogno di una visita cardiologica ti portano in giro per la Calabria. C’è un laboratorio di oncologia che dovrebbe e potrebbe rappresentare il fiore all’occhiello dell’ospedale è sottodimensionato perché manca il personale. C’è una proposta votata all’unanimità in consiglio comunale – conclude il consigliere dem – ma mi sa che questa amministrazione si è assopita forse perché c’è una giunta amica. Il sindaco non è venuto e non ha voluto rilasciare interviste perché ha impegni istituzionali, ma io dico quale l’impegno istituzionale più importante se non garantire i servizi sanitari ai propri cittadini. Bisogna ripartire con la mobilitazione popolare perché la situazione è drammatica».


Il rappresentante del M5S Maria Gabriella Militerno 

«Anche noi siamo proprio indignati, molto indignati, nei confronti delle istituzioni che dovrebbero intervenire per decongestionare il traffico sanitario che si vive nei Pronto soccorso di Cosenza, Crotone e di altri luoghi presso cui ci mandano. Dovrebbero come prima cosa oltre che potenziare laboratorio analisi, potenziare il pronto soccorso locale soprattutto mettendo delle figure di specialisti capaci di intervenire e di salvare la vita perché qua non si muore di malasanità qua si muore per mancanza di sanità, perché l’articolo 32 viene quotidianamente disatteso».

Il segretario cittadino del Psi Giovanni Oliverio 

«L’ospedale è morente, ma qui la cosa più importante è che si rischia di morire senza avere assistenza sanitaria. Noi viviamo un rischio elevatissimo e le nostre proteste sono inascoltate. C’è un’amministrazione comunale che non si interessa dei problemi della sanità, si interessa di altre cose come luminarie e parchi giochi. Ma i veri problemi sono altri: noi abbiamo bisogno di medici, medici, medici perché i reparti sono vuoti e non funzionano. Il Pronto soccorso è privo di un cardiologo, qui siamo alla follia. Occhiuto faccia il commissario e faccia venire i medici»

Gli ex sindaci Giuseppe Belcastro e Antonio Barile

Per Belcastro «l’ospedale negli ultimi anni sta subendo un depotenziamento che è sotto gli occhi di tutti. I reparti si indeboliscono, c’è mancanza di medici e ci sono state promesse che non sono arrivate. C’è bisogno di un rilancio vero perché San Giovanni in fiore è il vero ospedale della montagna calabrese e se dovesse venire meno viene meno l’intera comunità. Io penso ed è sotto gli occhi di tutti che stiamo andando indietro come il gambero. Io voglio solo ricordare che noi abbiamo aperto il l’ambulatorio di oncologia con la chemioterapia impedendo così i viaggi della speranza. Abbiamo ristrutturato il Pronto soccorso con 300mila euro e altri 350mila utilizzati - conclude Belcastro - per i macchinari e il mobilio nuovo. Abbiamo dotato il 118 di un’ambulanza 4×4 e oggi il parco macchine è fermo al 2015 e abbiamo dotato il Distretto Sanitario di Medici e paramedici. Oggi queste cose stanno cominciando a venire meno e nonostante tutto abbiamo mantenuto anche il Laboratorio di Analisi». 

Per Barile «l’ospedale non è chiuso fisicamente ma ci siamo quasi. La cosa più terribile è che abbiamo un’amministrazione in questo momento che fa finta di non vedere quello che sta succedendo a San Giovanni in Fiore. Sta morendo lentamente l’ospedale, ma ci sono delle criticità gravissime per un paese di montagna. La guardia medica è chiusa da due mesi, il Pronto soccorso va avanti a stento con anestesisti a contratto, il 118 ha un organico di quattro medici quando ne dovrebbe avere otto. La notte se succede qualcosa siamo in estremo pericolo. È assurdo accettare che un sindaco non veda tutto questo e non dica una parola, continuando a prendere in giro la cittadinanza dicendo che sono arrivati dei medici e che ne arriveranno degli altri. Da anni vengo accusato io come sindaco di aver chiuso l’ospedale quando mi ricordo 10 anni fa l’ospedale di San Giovanni in Fiore sulla carta l’Agenas lo aveva cancellato. Grazie al presidente della Giunta Regionale Scopelliti che si è inventato l’ospedale di montagna, da quel momento doveva rinascere e diventare efficiente. Da quel preciso momento si sta spegnendo da solo - ha concluso Barile - senza che le istituzioni muovano un solo dito»