«Il cane è una vita, ha una identità propria non è un peluche da strapazzare. La convivenza bisogna saperla regolare. E anche questo può essere causa di abbandoni, quando una persona si rende conto che non ha saputo gestire il cane e che può essere un cane squilibrato, un potenziale "morsicatore". Accade anche di fronte a taglie piccole. Vengono educati male, non socializzano e troppe volte vengono umanizzati». Va dritto al cuore della relazione uomo-cane, Luca Giansanti, medico veterinario. L'ecografista freelance, attivo in provincia di Roma e non solo, sui social è divenuto un punto di riferimento in materia di animali.

I suoi canali sono molto seguiti, solo su Instagram registra oltre 107mila follower, su Tik tok 96mila, su Facebook 172mila. Apprezzati i suoi interventi in tv nell’ambito della trasmissione Rai, “I fatti vostri”. Dopo la laurea in Veterinaria presso l’Università di Camerino, Giansanti ha seguito i migliori ecografisti, lavorando in clinica e nei pronto soccorso veterinari. Il legame con la Calabria, come lui stesso racconta, è speciale. Il nonno era infatti originario di Sant’Andrea Apostolo sullo Ionio, piccolo borgo del Catanzarese.

La “favola” del cane cattivo e l’importanza dell’educazione

Luca Giansanti, medico veterinario

Con il medico veterinario abbiamo discusso di diversi temi. In primis della “favola del cane cattivo”. Sono frequenti le notizie di cani che aggrediscono altri simili, o addirittura componenti del proprio nucleo familiare. A volte con esiti gravissimi. Eppure, la responsabilità va ricercata nei comportamenti adottati dal suo umano: «C’è terrorismo psicologico legato al cane cattivo, al "morsicatore". Le persone devono essere in grado di instaurare una gerarchia sana con il cane che permetta di essere al sicuro. Ci sono dei soggetti che per indole sono più aggressivi ma non gliene possiamo dare una colpa. Le persone devono capire che devono investire tempo e anche soldi per imparare a gestire un animale. L’educatore e il comportamentalista sono figure che conferisco al proprietario quelle skills (intese come competenze) per educare, addestrare e renderlo un soggetto equilibrato». Tutti passaggi che consentono di «instaurare una convivenza e uno stile di vita che non espone a rischi. Ognuno deve conoscere il proprio cane, sapere come fare e affidarsi a dei professionisti. Il problema -rimarca il professionista- è che questo non lo fa nessuno».

I consigli sui comportamenti del proprio animali d’affezione

Sui social sono tante le richieste di consigli: «La maggior parte sono legati all’ambito comportamentale. Non tutti riescono a interpretare alcune condotte poste in essere dal gatto o dal cane. C’è chi pensa che alcune patologie possano dipendere da una problematica fisiopatologica quando invece è comportamentale. Spesso si cerca di sviare alla visita veterinaria con soluzioni rapide e veloci. In realtà non si può fare la diagnosi attraverso uno schermo», sottolinea il medico veterinario. Adottare un cane o un gatto non è una decisione da prendere a cuor leggero: «Bisogna fare i conti con il tempo a disposizione, la propria capacità di gestione. Avere un cane o un gatto implica avere la responsabilità di una vita». I fattori da tenere in considerazione sono numerosi: le proprie abitudini, il lavoro, gli spazi: «C’è da dire che tra cane e gatto ci sono differenze. Il cane ha bisogno di più controllo, vicinanza, supervisione. Ha meno autonomia rispetto al gatto». Anche la propria situazione abitativa incide: «Non si può pensare di prendere un maremmano e metterlo in 50 metri quadri senza farlo mai uscire. Potrebbe essere un forte fattore di stress per il cane e anche causa di insorgenza di patologie nel tempo». Per educare il cane, c’è bisogno di formazione: «Il Ministero della Salute mette a disposizione delle persone dei patentini che sono molto utili per conoscere l’etologia e i bisogni fisiologici di un animale».

La piaga del randagismo

Luca Giansanti, medico veterinario

Altro argomento, la piaga del randagismo che coinvolge soprattutto le regioni meridionali. Un fenomeno radicato che sfocia, troppo spesso, in episodi di violenza e maltrattamenti: «Le strategie per arginare il randagismo devono partire da una istituzione pubblica, le Asl in primis. È importante alimentare, inoltre, campagne gratuite per l'applicazione del microchip». Non solo. Non bisogna dimenticare che, oltre ai Comuni che devono dotarsi di adeguate strutture per ospitare i cani abbandonati in attesa di adozione, per contrastare questa piaga «serve anche un cambio di mentalità dal basso che porti le persone a sterilizzare i propri animali.  E no, sterilizzare non è un atto barbaro, cattivo. È un gesto di prevenzione anche per la salute del cane/gatto che possono andare incontro a tumori, specie uterini, ovarici, mammari».

Il legame con la Calabria

Un ultimo passaggio non poteva non riguardare il rapporto con il Mezzogiorno: «Il legame con il Sud è viscerale. Mio nonno era di Sant’Andrea Apostolo dello Ionio, le mie vacanze estive sono legate a quei luoghi, alle zone di Soverato, a questi piccoli paradisi incontaminati. La Calabria è una terra con un potenziale gigantesco, non sfruttato. Da un lato un cuore rurale, di una regione rimasta indietro rispetto ad altre. Dall’altro una società rustica in grado di offrire quel che altrove non puoi più trovare per via della globalizzazione e dell’urbanizzazione».

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