È diventata piazza Raffaella Carrà oggi piazza del Campidoglio. Un pellegrinaggio lungo tre giorni quello per nuestra señora de la tv iniziato mercoledì pomeriggio con la via Crucis per le sedi Rai e terminato alle 12 di stamattina nella Basilica di Santa Maria in Aracoeli a Roma.

Dolor y fiesta. E così sia! Lagrimas, canti, balli, feticci, corone del rosario, corone di strass, frati, perpetue, maricones, Pedro, Luca, neri, rossi e tanti fiori biondi come l’idolo che lascia orfani italiani e latini giunti innanzi al suo altare per venerarla. Altro che derby Italia Spagna, l’ultimo saluto alla regina del day time ha messo insieme di tutto: credenti e peccatori, nobildonne e freaks, “prima gli italiani” e tantissimi stranieri insieme in quell’enorme circo che è il mondo reale. Tutti con tutti e Raffaella per tutti. «Senza retorica» che è il rischio che si corre quando si rende omaggio a «un bene senza bandiere e senza colori» ha messo le mani avanti pure il parroco in ansia da prestazione «Ma spero ci salvi proprio lei che nella sua vita è stata tutto tranne questo».

Tanto rumore nel segno del sacro e del profano: al di qua delle transenne il rito funebre e al di là l’amor pagano. Un baccanale nel culto di Raffa. Cordoglio e pailettes.

C’è chi arriva dalla Colombia, chi la piange dal Perù e chi ha sfidato il sole di una Roma bollente risalendo il Monte Capitolino addirittura da Centocelle. «Mai più nessuno come lei» è il mantra che si ode da dietro piazza Venezia dove la bambola “Fiesta” compete con quella di “Gommapiuma” (format anni ‘90 targato Mediaset) portata a spalla per l’ultima processione all’originale. «Per quel programma si arrabbiarono tutti, l’unica che rise fu Raffaella Carrà».

E pare di sentirla quella risata lungo la scalinata cocente che porta al municipio e che oggi sembra un santuario. Il castigliano riecheggia sui gradini che se chiudi gli occhi è il Messico. E sono arrivati anche da lì per l’ultima apparizione de la virgen del Tuca Tuca attesa fuori dalla chiesa da Enzo Paolo Turchi giunto per primo.

Un lungo applauso riporta ordine nel caos mentre il feretro fa ingresso nel sagrato. Un momento di condoglianza rotto dall’eco di un altro che giunge dal lato opposto dei musei dove una claque inonda di riso l’amore di due sposi.

Tanti auguri a loro e a chi tanti amanti ha! La vita che scalcia la morte nel segno di Santa Carrà. Il miracolo non si è fatto attendere mentre le fanatiche più anziane cercavano ristoro dietro ai ventagli e un giovanotto presentava suo marito agli amici ritrovati dopo un anno di confinamento grazie alla Madrina. A Madrid già premono per intitolarle una piazza e Almodovar l’ha celebrata da Cannes. “E salutala per me” è l’unica hit bandita dalla fiesta: tutti hanno voluto darle un saluto personale. Forte forte forte come quel sentimento irripetibile chiamato Raffaella Carrà.