Francesca Conocchiella dopo 7 anni passati lontani dalla sua Briatico ha deciso di farvi ritorno e insieme ad altri giovani calabresi ha creato un laboratorio di artigianato
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Francesca Conocchiella ha 42 anni, dopo avere vissuto tra Bologna, Roma, New York e Palermo per motivi di studio e di lavoro, ha deciso di ritornare nella sua Briatico. Il richiamo delle radici è stato più forte di quel lavoro sicuro nella società di Ingegneria di Palermo dove ha lavorato per 7 anni: «Ho deciso di ritornare perché questa terra te la raccontano male – spiega – , te la raccontano come un luogo da cui è sempre meglio fuggire. Impari che la storia vera non è sempre quella ufficiale che diventa etichetta e impari che la verità si schiude solo dinnanzi agli occhi di chi la cerca non rimanendo mai in superficie. La Calabria – dice Francesca – ha una bellezza infinita da raccontare, una bellezza fatta di storia, di tradizioni, di monumenti, di opere d’arte e di fede».
Concetti che la giovane ha racchiuso in una linea di abbigliamento e di gioielli. Si è inventata imprenditrice e lo ha fatto in uno dei momenti storici più difficili. La sua nuova sfida si chiama Kalà Couture, «un marchio che racconta la forza millenaria della Calabria, che parla di una terra che non è fatta di “etichette” ma di meraviglie».
Il progetto ha coinvolto altri giovani calabresi che hanno messo insieme la loro arte e le loro competenze per creare un unico laboratorio di artigianato. Le creazioni si ispirano a dieci simboli della Calabria: il Codex di Rossano Calabro, la chiesetta di Piedigrotta, il Duomo di Pizzo, il Duomo di Reggio Calabria, la Cattolica di Stilo, il Cocchio Divino di Ezechiele di Gioacchino da Fiore, La Salutatio Angelica dell’Ave Maria di tutti i Santuari Mariani, il Santuario di Maria SS della Catena di Dinami e la Concattedrale di Maria SS di Romania di Tropea.
«Il sacro è dunque il filo conduttore che lega tutti i lavori ed è una cosa che mi riempie di gioia», racconta. «Spero in un futuro in cui tutto possa riacquisire il valore che merita, dalle cose più piccole alle più grandi, dove la verità possa parlare di radici profonde ed invalicabili. Perché – conclude – un popolo senza storia, tradizioni, cultura, appartenenza è un popolo che non esiste».