Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte furono trucidati il 24 maggio 1991. All'iniziativa hanno partecipato il presidente della commissione antindrangheta Molinaro, il sindaco Mascaro e gli studenti
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«Oltre al ricordo, dobbiamo fare qualcosa di più. Mi associo alla richiesta fatta dai familiari di riapertura delle indagini perché verità e giustizia sono l'antidoto della violenza». Così il presidente della commissione antindrangheta della Calabria Pietro Molinaro, stamani a Lamezia nel corso della commemorazione di Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte, i netturbini uccisi all'alba del 24 maggio di 32 anni fa mentre stavano effettuando il loro turno di lavoro. «Pasquale e Francesco che sono stati trucidati in questo luogo - ha aggiunto - erano due persone straordinarie che lavoravano in questa città e che avevano in mano una scopa e non delle armi».
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Parole, quelle di Molinaro alle quali si sono aggiunte quelle del fratello di Cristiano che, rivolgendosi ai ragazzi ed ai bambini delle scuole che hanno letto alcuni loro pensieri, si è detto «commosso. Noi - ha aggiunto - stiamo attendendo delle risposte. Siamo stati dal procuratore Gratteri, dal procuratore Curcio al quale abbiamo consegnato documenti importanti per poter fare riaprire queste indagini. Un'attesa lunghissima, per noi, sacrificante, ed anno per anno stiamo lottando per poter scuotere questa giustizia che va molto a rilento. Speriamo bene. Noi crediamo nella giustizia e speriamo che sia la volta buona per la riapertura delle indagini Abbiamo subito una scossa terribile nella nostra vita. Ce la stiamo portando dietro. Non è facile vivere un'esperienza del genere».
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Quindi, nel ringraziare Gratteri «per il lavoro che sta facendo anche in questa città», Cristiano ha chiesto «giustizia. Mi auguro che si faccia veramente qualcosa. Parecchie volte - ha aggiunto - siamo stati interpellati, ma poi non è successo niente. Bisogna fare parlare quelli che sanno, non solo sulla nostra storia, ma anche su quelle degli altri. Bisogna stringere questi pentiti e farli parlare perché la riapertura delle indagini dipende anche da loro. Facciamo tutti una grande pressione affinché questo fatto venga alla luce per dare giustizia a noi ed a tutta la città». Alla manifestazione, tra gli altri, erano presenti il vicario generale della Diocesi di Lamezia Tommaso Buccafurni, il sindaco Paolo Mascaro e autorità civili, militari e politiche.