VIDEO | Presentato al Terrazzo Pellegrini di Cosenza il volume di Anna Sergi che analizza un fenomeno criminale dal volto inedito. Lo studio parte proprio dal testo del padre Pantaleone
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Come il virus che abbiamo tristemente imparato a conoscere, la ’ndrangheta muta e con le sue varianti si insinua nel tessuto sociale cambiando forma e adattandosi agli organismi ospite, distruggendo tutti e tutto pur di sopravvivere. Ieri al Terrazzo Pellegrini di Cosenza, è stato presentato il libro “La Santa ’Ndrangheta. Da violenta a contesa” (con la prefazione di Enzo Ciconte in collegamento video) durante un incontro a cui hanno partecipato Gianfranco Manfredi, giornalista; Olimpia Affuso, sociologa e direttrice della Collana Ossidiana, Giap Parini, direttore del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Unical.
Trent’anni dopo “La Santa”, di Pantaleone Sergi, Anna Sergi (in collegamento Skype dal Regno Unito), criminologa, docente all’Università di Essex nel Regno Unito, e affermata ricercatrice del fenomeno mafioso e ’ndranghetista in Italia e all’estero, racconta di come il fenomeno criminale sia diventato da “violento a conteso”.
L'altra faccia (oscura)
«È una ’ndrangheta che si propone in maniera diversa – spiega Pantaleone Sergi - a cui piace piacere. Mentre un tempo la violenza era un elemento essenziale del suo agire, adesso la ’ndrangheta fa percorsi diversi, prederisce mimetizzarsi, collaborare con la massoneria deviata e non deviata e questo per legittimarsi. La “contesa” di cui si parla nel libro è anche nel nome: se 'ndrangheta vada scritto con la lettera maiuscola o minuscola, sembrano dettagli, non lo sono».
Ma mentre per alcuni virus esiste un vaccino, per la ’ndrangheta esiste un rimedio altrettanto efficace? «Il vaccino c’è – dice Sergi – ed è la società evoluta, uno Stato presente che usa tutti gli strumenti utili a sua disposizione, il problema è quando lo Stato si mette a correre in parallelo con la ’ndrangheta».
Un discorso mai interrotto
Anna Sergi riprende il discorso iniziato con suo padre tre decenni prima e lo attualizza sostenendo che quello che era la mafia all’epoca lo è oggi. «Non era capita all’epoca e non è capita ancora oggi. Quello che dobbiamo comprendere è che la ’ndrangheta è un fenomeno che convive con noi e di cui dobbiamo prendere atto, solo così potremo avere strumenti per contrastarla. Ricordare è molto importante, parlarne, alimentare la memoria continuamente – conclude Sergi -. Molto spesso, specialmente negli ultimi anni, e parlo delle notizie sulle operazioni o maxioperazioni antimafia anche al livello internazionale, sembra che ogni volta si scopra l’America quando invece l’America è già stata scoperta da un pezzo».