«La festa della donna deve essere sempre non solo in questo giorno, ma è fondamentale ricordarlo sempre nel proprio ruolo di donna e di madre». È apparentemente serena Anna, nome convenzionale, giovane mamma ancora nel tunnel dei maltrattamenti domestici da cui comunque si comincia ad intravedere la luce.

«Come si combatte questo drammatico fenomeno? Con una educazione capillare all'affettività - ci dice - una sensibilizzazione sia agli uomini che alle donne, ai bambini ed alle bambine. Una volta denunciati i fatti di violenza molte donne si vedono tolti i figli, è tutta una sofferenza indicibile davanti a cui c'è solo un gran senso di impotenza». Si dice che i centri antiviolenza siano un'ottima risorsa. È d'accordo? «Le associazioni che si occupano di proteggere e difendere le donne e dei loro diritti sono poche e lottano da sole. Il sostegno di legge è fondamentale».

A cosa ci si appiglia in quei drammatici momenti, che diventano giorni se non mesi e anni? «Ai figli, sono l'unica ancora di salvezza. Perché ti fanno sprigionare una forza che nemmeno tu credevi di avere». E chi figli non ne ha? «All'amore verso se stessi, altrimenti c'è depressione e autodistruzione». Un messaggio per questo 8 marzo? «Alle donne, che riusciamo ad essere libere, che riusciamo ad avere il coraggio di uscire dai nostri incubi, ne va del futuro nostro e dei nostri figli».