In tutta la Calabria i cittadini stranieri sono 94.203, 946 in più rispetto al 2021, e rappresentano il 5,1% della popolazione complessiva, secondo dati provvisori Istat di dicembre del 2022 contenenti nell’ultima edizione del Dossier Statistico Immigrazione del Centro Studi e Ricerche Idos, presentato ieri a Roma. La percentuale è inferiore alla media nazionale, dell'8,6%. Nel territorio calabrese, Cosenza e Reggio Calabria contano il numero più alto, rispettivamente 33.558 e 28.883.

In tutta Italia, il numero dei cittadini stranieri residenti, immigrati o nati nel Paese, si è assestato, nell'ultimo quinquennio, sui 5 milioni (5.050.257 il dato provvisorio del 2022). Nel frattempo, sono saliti a quasi 6 milioni gli italiani residenti all'estero (erano 4 milioni nel 2010), lo fa sapere l'Idos nel dossier.

La dinamica demografica degli stranieri in Calabria, conferma il documento, si inserisce in una situazione di declino della popolazione residente. «È evidente che senza il loro contributo positivo si raggiungerebbero decrementi ancora più gravi», si legge. Nel 2022 il saldo naturale (nascite meno morti) della popolazione totale è stato pari a -9.484 unità, numero legato all’aumento della vita media e al continuo calo delle nascite.

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Sempre l’anno scorso, la popolazione italiana residente in Calabria ha perso, a causa della differenza tra nati e morti, più di 10mila persone. Mentre la popolazione straniera in regione ha un guadagno demografico di 664 unità. Il dossier conclude, quindi, che l’immigrazione contribuisce anche a ridurre il rapporto di dipendenza degli anziani e mitigare il declino della popolazione in età lavorativa.

Per un quadro aggiornato sull’accoglienza e i permessi di soggiorno, il dossier si basa sui dati del ministero dell’Interno. A giugno di quest’anno, i migranti accolti in Calabria sono stati 5.287, il 4,4% del totale nazionale. I dati del Ministero indicano, inoltre, che i cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti in Calabria al 31 dicembre 2022 sono 51.250 e provengono in prevalenza dal continente africano (20.151). Riguardo all’origine degli stranieri, i Paesi più rappresentati sono Marocco (13.207), Ucraina (9.935), India (3.885), Cina (2.303), Filippine e Albania, entrambi con poco più di 2mila titolari di permesso di soggiorno.

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Contributo positivo al declino demografico

La popolazione di stranieri in Italia, pari a 5 milioni, ha visto una situazione di stabilità che «ridimensiona la retorica dell'invasione», osservano gli autori del report. Allo stesso tempo, il dato è il risultato di dinamiche interne legate ai trasferimenti da e per l'estero (273mila e 133.236 nel 2022), alle nascite (55mila, un settimo - 14,1% - delle totali 392.598), ai decessi (10mila), nonché alle acquisizioni della cittadinanza italiana (133.236).

Sempre secondo il documento, dal 2020 al 2022 la popolazione italiana è diminuita di oltre un milione di unità, per via di un saldo naturale negativo, mentre quella straniera è aumentata di più di 140mila, evidenziando «il contributo positivo (sebbene non risolutorio) al declino demografico del Paese, rafforzato anche dai nuovi arrivi».

Anche il contributo degli immigrati all'economia italiana e al suo sistema di protezione sociale continua ad essere positivo: nel 2021 il saldo tra spese (28,2 miliardi di euro) e introiti (34,7 miliardi di euro) dello Stato imputabili all'immigrazione ha segnato un guadagno per l'erario pubblico di 6,5 miliardi di euro, fortemente cresciuto rispetto al 2020 (circa un miliardo di euro in più) grazie alla ripresa post-pandemica dei settori in cui gli stranieri sono più impiegati.

Analogamente, dal 2011 al 2021, se le imprese in capo a italiani sono diminuite del 4,1%, quelle gestite da immigrati sono cresciute del 41,5%. Nel 2022, con ulteriori 5 mila nuove attività aperte nell'anno, le imprese di immigrati operanti in Italia si avvicinano a quota 650mila (il 10,8% del totale). A crescere sono soprattutto l'imprenditorialità femminile e le società di capitali.

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In Calabria, secondo i dati Infocamere/Centro studi Tagliacarne, citati nel documento dell’Idos, le imprese condotte da cittadini nati all’estero erano 14.910 al 31 dicembre 2022 (il 7,9% di tutte le imprese attive), in calo di circa 400 unità rispetto al 2021. Nello stesso periodo le imprese italiane hanno registrato un decremento di circa 2.200 unità.

Le attività autonome gestite da immigrati afferiscono soprattutto al settore dei servizi, industria e agricoltura, in particolare il commercio (65,7%), le costruzioni (8,5%) e l’alloggio e la ristorazione (4,8%). I dati territoriali indicano una maggiore concentrazione di queste imprese nella provincia di Reggio Calabria (33,6%), seguita da quelle di Cosenza e Catanzaro (rispettivamente con 31,4% e 21,8%), mentre in quelle di Crotone e Vibo Valentia il dato è al di sotto del 10%.

28mila morti dispersi nel Mediterraneo dal 2014

Il Dossier Statistico Immigrazione ha riunito anche gli ultimi aggiornamenti sui morti e dispersi nel Mediterraneo negli ultimi nove anni: 28mila è il tragico numero di vittime accertate dei naufragi dal 2014 ad agosto 2023. Tra questi, 2.411 sono stati registrati nel 2022 e altri 2.324 nei primi 8 mesi del 2023. In particolare, lungo la rotta centrale (ancora la più letale al mondo) tra gennaio e agosto 2023 il numero delle persone arrivate è stato di circa 115mila, a fronte delle 105.561 nel corso del 2022 e delle 67.724 del 2021.

Secondo la programmazione dei flussi decisa dal governo in settembre, in tre anni saranno ammessi in Italia complessivamente 452mila lavoratori stranieri: 136mila nel 2023, 151mila nel 2024 e 165mila nel 2025. Ma il provvedimento, varato su forte pressione dei datori di lavoro (in grave carenza di manodopera sin dalla crisi pandemica), «è ancora molto lontano dal coprire l'effettivo fabbisogno, stimato dal governo in 833mila lavoratori nello stesso arco di tempo».

Tre lavoratori stranieri ogni 4 in Italia sono impiegati in aziende medio-piccole, per lo più a conduzione familiare, o presso le famiglie, come collaboratori domestici e badanti. E anche quando è regolarmente impiegata, la manodopera straniera in Italia è spesso relegata a lavori precari, faticosi, sottopagati e rischiosi per la salute. Quasi due occupati stranieri su tre svolgono mansioni operaie o di bassa qualifica, una quota doppia rispetto agli italiani.