La Calabria trema. Il 29 novembre scorso solo l’ultimo di una serie di eventi sismici che stanno interessando la nostra regione: una scossa di terremoto di 4.2 nella notte, con epicentro a Mangone, ha fatto alzare dal letto molte persone perché è stata percepita in maniera forte nel Cosentino ma anche più a Sud fino alle aree tirreniche del Lametino, con segnalazioni arrivate anche da Puglia e Campania. A Dentro la Notizia, striscia d’informazione quotidiana di LaC Tv, si è discusso dell’argomento insieme al responsabile del laboratorio di sismologia dell’Unical, il prof Mario La Rocca.

«La litosfera terrestre è in continua evoluzione e la Calabria, come altri parti del mondo, subisce dei movimenti, lentissimi ma inesorabili. Questi movimenti hanno una serie di conseguenze, tra cui i terremoti. Quello che sta accadendo ultimamente alle nostre latitudini non è niente di anomalo, c’è sempre stato e caratterizza la crosta terrestre», ha detto il fisico docente dell’Unical.

Fenomeni sismici sempre più frequenti e con alta magnitudo, il prof La Rocca spiega: «Noi registriamo migliaia di terremoti ogni anno in Calabria e nei mari circostanti. I terremoti si distribuiscono in maniera irregolare nello spazio e nel tempo e quando si registra uno sciame sismico c’è una concentrazione di un gran numero di terremoti solitamente piccoli, qualcun altro magari più forte che può essere avvertito. Fortunatamente gli sciami degli ultimi anni non hanno provocato danni, ma bisogna stare attenti perché nel passato in Italia e in Calabria si sono verificati eventi più intensi che hanno devastato interi territori».

Ritornando sull’ultimo movimento tellurico, verificatosi a Mangone, il docente precisa: «Mi sembra veramente strano che quel tipo di terremoto sia stato avvertito fuori regione. Che sia stato avvertito a distanze di 70 km dall’epicentro è plausibile anche perché le persone con cui ho parlato che hanno dichiarato di averlo percepito erano sveglie e si trovavano in piani alti di edifici». E sul boato che viene percepito da molti, poco prima della scossa, afferma: «È tipico che si avverta un frastuono durante l’accadimento. La verità è che nella maggior parte dei casi le onde sismiche più forti arrivano in un secondo momento e quello precedenti, di minore intensità, possono creare dei rumori e dei suoni particolari. Ma il boato, comunque, avviene in contemporanea con l’evento sismico».

La pericolosità sismica di riferimento attuale in Italia classifica la Calabria come la regione a più alta pericolosità. «Questo dipende dai terremoti storici – spiega La Rocca -, la sequenza sismica più forte in Italia degli ultimi 1000 anni si è verificata qui in Calabria tra il 1905 e il 1908. Quindi se questi fenomeni si sono verificati in passato potranno ripetersi. Se andassimo a guardare solo l’attività sismica recente dovremmo trarre conclusioni diverse».

Le pratiche edilizie adottate negli anni 70-80, in tutta Italia e soprattutto in Calabria, non sono state sicuramente improntate sulla prevenzione, per il prof «non l’ha fatta nessuno, forse non c’era la consapevolezza del rischio, forse non sapevano fare di meglio». Ma ora «ci sono tecniche e materiali ottimi e soprattutto oggi sappiamo dove si può costruire e dove non è possibile nella maniera più assoluta».

«Prevedere i terremoti, attualmente, è impossibile», afferma con forza La Rocca che continua sostenendo che «lo sarà per moltissimo tempo, perlomeno per tutto questo secolo».

«Il problema è che il terremoto ha origine nelle profondità della crosta terrestre – ha detto La Rocca - . Ad esempio quello di Mangone aveva una profondità di 21 km, non esiste al momento una tecnologia che possa permetterci di fare osservazioni dirette a quelle profondità».

Alla domanda sul collegamento tra i terremoti dei Campi flegrei e del Vesuvio con i fenomeni calabresi il sismologo risponde: «Sono solo credenze popolari, non sono connessi». E sul mostro Marsili, vulcano collocato nelle profondità dei mari di fronte la costa tirrenica calabrese: «È enorme, per questo forse è diventato così famoso anche se ce ne sono decine più o meno nella stessa zona anche più vicini alle coste. Ci sono indizi che sia attivo ma non c’è motivo di avere paura per una serie di motivi. Il primo è che la maggior parte delle eruzione vulcaniche sottomarine passano completamente inosservate, non avviene nulla di catastrofico in superficie. A meno che l’eruzione non implichi un collasso, una frana che potrebbe generare un maremoto, ma sono eventi rarissimi».

Infine sulla pericolosità che i terremoti possano provocare danni al ponte che dovrebbe sorgere sullo Stretto di Messina: «Oggi abbiamo tecnologie che permettono di poter realizzare una struttura che resista a movimenti tellurici anche forti, poi sul fatto se sia opportuno costruirlo bisogna fare diverse considerazioni di carattere molto più ampio e fare delle indagini adeguate nel modo più approfondito possibile». Rivedi la puntata su LaC Play.