Il sindaco della città Roberto Ameruso racconta la storia di un luogo tra i più evocativi nel ricordo dell’Olocausto: «Mattarella ha riconosciuto questo impegno. Memoria necessaria per difendere nel futuro i valori dell’umanità»
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L’ex campo di internamento di Ferramonti di Tarsia è un luogo tra più evocativi in Calabria se non proprio d’Italia, un punto di ritrovo per riflettere come avverrà lunedì prossimo con le celebrazioni nella Giornata internazionale della Memoria. Quella di tutta la comunità di Tarsia da anni è una missione vera e propria, un lavoro costante sul piano culturale e storico per tenere viva la speranza: non è un caso come, qualche mese fa, sia stato il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ad attribuire al paese cratense la Medaglia d’argento al merito civile.
Un riconoscimento importante motivato con lo «straordinario esempio di virtù civiche e di espressione dei principi di libertà e di democrazia», principio basilare per il presente e per il futuro, un tributo commovente che resterà nella storia di tutto il territorio.
Diffondere pagine storiche e offrire al contempo spunti di umanità e solidarietà è da anni il compito della comunità di Tarsia, rappresentata dal primo cittadino Roberto Ameruso: «Abbiamo come di consueto un cartellone ricco di appuntamenti, cominceremo nelle prossime ore per proseguire in tutta la prossima settimana, così come ci muoveremo anche fuori dai nostri confini, coinvolgendo la Provincia. Unitamente al Museo e alla direttrice Teresina Ciliberti e all’avvocato Umberto Filici, al comitato tecnico-scientifico e ai volontari, al delegato alla Cultura, Roberto Cannizzaro, e a tutto il Comune ha coordinato i lavori di quest’amministrazione. Il focus è sui profili umanitari e sulla resistenza, non potrebbe essere altrimenti dopo il riconoscimento della più alta onorificenza data all’apporto solidale di quegli anni».
Ospiti del mondo accademico, culturale, istituzionale e la comunità ebraica saranno presenti a Ferramonti, nella mattinata di lunedì il Prefetto consegnerà le medaglie a cittadini italiani, militari e civili deportati e internati nei lager. Anche per questo motivo, il messaggio umano andrà veicolato per le nuove generazioni: «Hanno la voglia e la necessità di apprendere quanto avvenuto a Ferramonti – conferma il sindaco – e un plauso va fatto anche agli insegnanti, che danno loro un accesso alla grande storia, vedendola con le storie di uomini, donne e bambini testimoni di qualcosa avvenuto al di là di ogni calcolo. La popolazione locale aiutò quanti erano perseguitati per razza o per questioni politiche, attualmente ci facciamo promotori del messaggio di pace e solidarietà».
Tarsia diventa il luogo dove custodire una cultura dei diritti umani: «La nostra è una promozione attiva a tutela di ciò, siamo responsabili di tramandare il messaggio nel corso degli anni, dell’esser vicini al di là di ogni diversità. La più alta carica dello Stato ha riconosciuto il nostro valore, con un’istruttoria di nove anni: questo è un atto storico di quanto realmente accaduto. Ferramonti è stato una sorta di luce nel black out dell’umanità, un bagliore fortissimo dell’umanità e della speranza, di come l’uomo con semplicità abbia travolto le sovrastrutture, le leggi razziali».
La semplicità dell’epoca era data dai gesti quotidiani, di gente che a Tarsia – ma anche dai vicini paesi di Santa Sofia d’Epiro e Bisignano – era in contatto con gli internati, creando un valore umano proseguito poi nel corso del tempo. Storie che rendono orgogliose le comunità, legano i popoli e danno un ulteriore risalto a quanto vissuto, come conferma il sindaco Ameruso che invita alla partecipazione: «Invito tutti a recarsi nella struttura, non è un semplice luogo dove visitare oggetti o opere di per sé importanti, quanto una sorta di pellegrinaggio in un luogo della Memoria. Ha una sua sacralità dei valori e della libertà, guadagnata con grandissimi sacrifici, col sangue. Chi viene a Ferramonti lo fa per riflettere, per evitare di ripetere quegli eventi e anche per evitare la retorica. Si deve toccare con mano quello che è stato, quanto vissuto ingiustamente dagli internati, pur avendo salva la vita. Dobbiamo capire quanto la libertà, la democrazia e la dignità umana siano il frutto di un percorso travagliato. È fondamentale difendere questi valori, sempre e comunque».