«Alcune scelte hanno dato l’impressione che Nicola Gratteri sia solo, come accadde 30 anni fa a Falcone e Borsellino. Per la mafia questo è il segnale, significa “Colpite!”. Ma questa sensazione è sbagliata. Gli italiani sono con Gratteri». Pino Aprile, giornalista e presidente del Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale, parla da Piazza SS. Apostoli a Roma, al flash mob organizzato con Goel-Gruppo Cooperativo per sostenere Nicola Gratteri, procuratore Capo di Catanzaro. Parla della mancata nomina di Gratteri alla Direzione nazionale antimafia da parte del Csm, che proprio qualche giorno fa gli ha preferito il capo della Procura di Napoli Giovanni Melillo. «È l’isolamento che hanno subito già Falcone e Borsellino. Siamo qui per questo. L’unica cosa di cui le mafie hanno paura è la luce».

«Gratteri non è amato nella magistratura esattamente come non lo era Falcone» gli fa eco il giornalista Giovanni Minoli. «Gratteri è uno che fa, e questo al Sud fa la differenza. Ha capito che la ‘ndrangheta non è un problema della Calabria, la ‘ndrangheta è la più importante organizzazione mafiosa del mondo».

In piazza ci sono associazioni del Terzo Settore, ci sono le Acli, Slow Food, Legambiente. Ma ci sono soprattutto semplici cittadini. Tanti calabresi, venuti in piazza a Roma per manifestare la loro vicinanza al Procuratore di Catanzaro.

Gratteri vive da più di 30 anni sotto scorta ed è da sempre nel mirino delle ‘ndrine calabresi. Nelle intercettazioni il suo nome spunta sempre fuori. Nel corso degli anni le finestre del suo ufficio sono state blindate, le macchine della sua scorta sono diventati suv corazzati a prova di bomba, protetti da un inibitore di frequenze che impedirebbe di azionare ordigni a distanza, sua moglie e i suoi figli sono sotto scorta.

«La storia non ha insegnato veramente nulla alle istituzioni» dice Vincenzo Linarello, presidente di Goel «alla gente invece sì. Faremo una grande manifestazione nazionale a Roma, se la politica non risponderà neanche allora significa che non ha capito nulla, che pensa ancora che la ‘ndrangheta sia un problema della Calabria. Ma la ‘ndrangheta si sta mangiando Roma, se la sta comprando un pezzo alla volta. Ha un giro d’affari di 70 miliardi all’anno, il bilancio di un piccolo stato europeo. Le mafie dovrebbero essere il primo punto di ogni programma politico. E invece l’isolamento di Gratteri è significativo, l’abbiamo già visto tante volte».

In piazza i semplici cittadini sono tanti, sui loro cartelli c’è scritto “mai più stragi” e “mai più soli”. C’è Antonio che tra 2 mesi andrà in pensione. Vive a Roma da anni, ma viene da Pizzo Calabro: «Preferisco aver vissuto con lo stipendio da impiegato, anziché accettare quelli che mi avevano proposto nel mio Paese. Il 12 giugno ci sono elezioni, 48 consiglieri e 4 candidati sindaco. Sa in campagna elettorale quanti di loro hanno usato la parola ndrangheta? Nessuno».

Ci sono gruppi di ragazzi che studiano a Roma, fuorisede calabresi. Due studentesse di Vibo Valentia ripetono le parole di Nicola Gratteri: «Ci stiamo riprendendo i nostri spazi. Confidiamo in lui e speriamo che possa fare ancora di più, ma questo è possibile solo se noi calabresi dimostriamo di credere in quello che fa. Anche a Vibo siamo scesi in piazza e tantissimi cittadini sono con lui».

In piazza ci sono i sindaci. C’è quello di Diamante, Ernesto Magorno, che racconta delle visite di Gratteri nelle scuole, a parlare di ‘ndrangheta ai ragazzi, c’è Cosimo Maiorano, quello di Latiano, in provincia di Brindisi, che nota quanti pochi politici siano venuti in piazza: «È grave, mi sarei aspettato una presa di coscienza delle istituzioni. Spero che quelli che mancano oggi non saranno presenti se un giorno dovesse succedere qualcosa».

«Lo Stato deve essere più presente, deve scoperchiare le verità finora nascoste» dice Giuseppe Auddino, Senatore 5 Stelle di Polistena. «Qualcuno ancora definisce la trattativa stato-mafia “presunta”. Commemorare le stragi come stiamo facendo oggi è importante, ma dobbiamo sostenere anche chi è vivo e combatte. La mancata nomina di Gratteri alla Dda è significativa. Le persone come lui non sono etichettabili e in alcuni ambienti fa ancora paura. Evidentemente anche in magistratura». Perché Gratteri non ha il sostegno di molta politica? Lo dice Linarello: «Perché è libero. La libertà non ha mai pagato in questo paese».
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