Dalla capitale italiana del lavoro a una piccola frazione sperduta nella Locride. È la scelta di vita compiuta di Isabella e Francesco, giovane coppia assunta a Milano ma da 15 mesi in smart working da Pezzolo, borgata ormai semidisabitata di Caulonia. Lei meneghina doc e consulente ambientale, lui funzionario della Consob ma di origini reggine, a marzo dello scorso anno, prima del lockdown, hanno deciso di riaprire le porte di una dimora dal forte fascino retrò riempiendola di pc, cavi e hotspot per poter adempiere ai propri doveri professionali coniugando lavoro agile, panorami mozzafiato e relax.

«Qui niente stress»

«Ci siamo trovati subito bene – racconta Isabella - Ero abituata a stare chiusa in ufficio 8 ore al giorno. Spero che la mia azienda mi consenta ancora di lavorare qui, un posto veramente molto bello, a dispetto dello stress della grande città. È tutto a misura d’uomo, sarà una banalità ma davvero è un’esperienza utile e importante. E il mio livello di efficienza non è cambiato».

Un'opportunità da cogliere

Per le aree interne lo smart working diventa così un’opportunità da sfruttare, un modo per creare un nuovo lavoro, dove il lavoro purtroppo non c’è. «Poter svolgere il mio lavoro in Calabria, terra a cui sono da sempre legato, in campagna e in un ambiente più sano anche per mio figlio è stata la scelta che ho preferito – spiega Francesco - Noi utilizziamo una rete in 5G che ci consente di seguire anche in contemporanea più riunioni di lavoro, riuscendo così a gestire meglio le nostre giornate. Gli unici difetti attengono probabilmente ad una tendenza dalla “desocializzazione” dai colleghi».

Ad aggregarsi a loro da pochi giorni c’è anche Luisa, che lavora a Bologna nel settore della comunicazione digitale. «L’idea di lavorare in un posto del genere ti aiuta a produrre di più – afferma - In Calabria mi trovo molto bene, con la possibilità di delocalizzare il mio lavoro ho trovato un ottimo compromesso e un posto dove vivere».