La comunità di Vita Cristiana di Reggio Calabria ha rinnovato il tradizionale appuntamento con
Maranathà, la veglia di preghiera intorno alle mura del carcere Giuseppe Panzera.

Una fiaccolata, partita dalla piazza antistante alla chiesa di San Pietro, ha accompagnato la preghiera che Cvx (Comunità di Vita Cristiana) di Reggio ha proposto nel segno del consueto monito Maranathà (che in aramaico invoca la venuta del Signore), per celebrare il Natale e l’arrivo del nuovo anno con chi si trova “dentro” il carcere.
Si è levato leggero, intorno alle mura dell’istituto penitenziario Giuseppe Panzera di Reggio Calabria un canto di speranza pronto a volare alto, oltre le imponenti e invalicabili inferriate, per raggiungere la popolazione detenuta in questo tempo in cui l’isolamento, la lontananza, il senso di abbandono e la solitudine si acuiscono.

Partendo dalla nostra Costituzione, dal suo nobile articolo 27. «La responsabilità penale è personale. L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Non è ammessa la pena di morte» - si è articolata la riflessione al centro di questa veglia che si rinnova da oltre 30 anni. Una preghiera inusuale perché scandita da canzoni e non da canti liturgici e rivolta a persone che non hanno potuto assistere e ascoltare ma che hanno potuto "sentire", percepire, immaginare.

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