Nel sito, suddiviso in 92 baracche, nessun ebreo fu vittima di morte violenta e gli internati mantennero una buona qualità di vita. Un caso raro, una grande lezione di umanità che la Calabria seppe dare al mondo
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Al via la raccolta fondi per le riprese dedicate di “Campo Ferramonti, storia di una vita”. Il progetto cinematografico punta ad affidare alle nuove generazioni, la memoria di una delle pagine più buie della storia dell’umanità e allo stesso tempo raccontare al mondo il sito collocato nella valle del Crati. Fu l’unico campo di concentramento nazista in cui nessuno trovò la morte. Ferramonti rappresenta uno dei marcatori identitari distintivi della Calabria straordinaria. L’iniziativa è ispirata alle pagine dell’omonima opera letteraria di Pino Ambrosio, Tommaso Orsomarsi ed Esperia Piluso, presentato al Salone del libro di Torino 2023.
Il campo di Ferramonti di Tarsia
Aperto nel 1940, il più grande d’Italia, il campo di concentramento di Ferramonti, oggi Museo internazionale della memoria, è stato un caso unico, singolare, ricordato dal Jerusalem Post come “un paradiso inaspettato” e definito dallo storico Jonathan Steinberg dell’Università di Cambridge "il più grande kibbutz del continente europeo”. In pieno dominio nazista, la Calabria seppe dare una lezione di grande umanità al mondo. Nell’area di 160mila metri quadrati, suddivisa in 92 baracche, nessun ebreo fu vittima di morte violenta o deportato e gli internati mantennero una certa qualità di vita. Fino al 1943, più di duemila persone poterono trovare in questo lager una fonte di vita e di salvezza. Furono creati una scuola, un asilo, un ambulatorio medico e gli abitanti del campo poterono partecipare ad attività artistiche e culturali. Ferramonti fu un caso eccezionale anche per la tolleranza dell’ebraismo e di qualsiasi origine sociale, etnica e di credo politico, un ulteriore conferma del rispetto della dignità umana.
Il corto
Il cortometraggio che si vuole realizzare ruota intorno ad Abram e Maria e al loro amore nato nei giorni sciagurati dell’internamento nel campo di concentramento di Tarsia. Un amore che ha resistito nonostante le vicissitudini facendosi strada per fiorire, come i veri sentimenti e la verità riescono sempre a fare. Una storia che ha viaggiato sulle gambe di Giuseppe, loro figlio, fino alla sua piccola nipote, Emilia, arrivando ai giorni nostri sulle strade della Svizzera e poi fino alle porte, di nuovo, del Ferramonti, oggi museo e tappa obbligatoria per non dimenticare mai quello che è accaduto. È possibile aderire con una donazione alla racconta fondi per supportare la realizzazione del film breve, collegandosi ad un apposito link, clicca qui.