Nel tradizionale messaggio di Capodanno il Presidente della Repubblica ha usato parole che sembrano escludere la possibilità di restare al Quirinale
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«Care concittadine, cari concittadini, Ho sempre vissuto questo tradizionale appuntamento di fine anno con molto coinvolgimento e anche con un po’ di emozione. Oggi questi sentimenti sono accresciuti dal fatto che, tra pochi giorni, come dispone la Costituzione, si concluderà il mio ruolo di Presidente». Con queste parole il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è rivolto agli italiani per il tradizionale discorso di fine anno, l'ultimo del suo settennato. Alla necessità di «guardare insieme con fiducia e speranza al nuovo anno», il Capo dello Stato ha aggiunto il bisogno di «esprimere il mio grazie a ciascuno di voi per aver mostrato, a più riprese, il volto autentico dell’Italia».
Un volto laborioso, creativo, solidale. Mattarella si era insediato con un discorso – pronunciato il 3 febbraio 2015 – interrotto 42 volte dall’applauso del Parlamento. Il suo settennato è stato uno dei più difficili della storia repubblicana, tra crisi politiche (si sono alternati, infatti, cinque governi differenti, ndr), economiche e l'emergenza sanitaria. «Sono stati sette anni impegnativi, complessi, densi di emozioni: mi tornano in mente i momenti più felici, ma anche i giorni drammatici, quelli in cui sembravano prevalere le difficoltà e le sofferenze», ha ricordato Mattarella, sottolineando come non sia mai venuta meno «l’aspirazione diffusa degli italiani a essere una vera comunità, con un senso di solidarietà che precede, e affianca, le molteplici differenze di idee e di interessi».
Il discorso si è, poi, concentrato sugli eventi degli ultimi due anni, nei quali le vite degli italiani e del mondo sono state «sconvolte» dalla pandemia del Covid-19 e molte famiglie hanno dovuto fare i conti con la perdita di persone care. Un pensiero è stato rivolto, come nel 2020, a medici, sanitari, volontari e a quanti si sono impegnati per contrastare il virus, «fidandosi della scienza e delle istituzioni, adottando le precauzioni raccomandate e scegliendo di vaccinarsi. La quasi totalità degli italiani, che voglio, ancora una volta, ringraziare per la maturità e per il senso di responsabilità dimostrati». Il senso di frustrazione resta ancora alto e l'emergere di una nuova variante tornano a spaventare, ma — ha chiarito con forza il Presidente — «non dobbiamo scoraggiarci, nè abbassare la guardia». Ricordo — ha aggiunto «la sensazione di impotenza e di disperazione che respiravamo nei primi mesi della pandemia di fronte alle scene drammatiche delle vittime del virus. Alle bare trasportate dai mezzi militari. Al lungo, necessario confinamento di tutti in casa. Alle scuole, agli uffici, ai negozi chiusi. Agli ospedali al collasso. Cosa avremmo dato, in quei giorni, per avere il vaccino? La ricerca e la scienza ci hanno consegnato, molto prima di quanto si potesse sperare, questa opportunità. Sprecarla è anche un’offesa a chi non l’ha avuta e a chi non riesce oggi ad averla».
Consapevoli delle ferite sociali, economiche, morali inferte, dei disagi per i giovani, della solitudine per gli anziani, delle sofferenze per le persone con disabilità, «ci siamo avviati sulla strada della ripartenza» con una risposta solidale, all’altezza della gravità della situazione, «che l’Europa è stata capace di dare e a cui l’Italia ha fornito un contributo decisivo. Abbiamo anche trovato dentro di noi le risorse per reagire, per ricostruire». Quello che abbiamo davanti — ha aggiunto Mattarella — sarà ancora lungo e non privo di difficoltà, «ma le condizioni economiche del Paese hanno visto un recupero oltre le aspettative e le speranze di un anno addietro»