Molti dubbi (più di una sessantina quelli avanzati dal Comitato tecnico-scientifico prima dell’ok definitivo al progetto) sui controlli antisismici e sull’effetto del vento, qualche certezza sui soldi già spesi: circa 4 milioni di euro sborsati per contratti esterni dalla società Stretto di Messina. Era già costata tantissimo: circa 300 milioni di euro spesi in 32 anni (dal 1981 al 2013, anno della messa in liquidazione da parte del governo Monti). L’aggiunta, dopo pochi mesi dal ritorno in pista, pare un’inezia rispetto alla montagna di soldi spesi.

Ma i movimenti sono iniziati da tempo. Oltre alle assunzioni in comando da Anas e Ferrovie, un centinaio di ex funzionari e dirigenti della ex società Stretto spa, ha ripreso a girare il contatore delle spese per incarichi e appalti per far funzionare la macchina.

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Dal database dell’Anac emerge una spesa per affidamenti diretti e gare pari a circa 4 milioni di euro tre il 2023 e il 2024.

È Repubblica a ricostruire il quadro delle consulenze: un incarico da 80 mila euro è stato dato dall’amministratore delegato Pietro Ciucci all’avvocato Vincenzo Fortunato, superburocrate ministeriale che dal 2013 al 2022 ha curato la liquidazione - mai conclusa - della società. Fortunato dovrà aiutare la società ad accelerare le procedure: c’è «l’urgente necessità di porre in essere una pluralità di adempimenti» considerando che «allo stato la società non risulta dotata di un ufficio legale». Proprio per questa regione altri due legali, Fabio Cintoli e Roberto Pecoranio, hanno ricevuto incarichi da 80mila euro.

Più oneroso - 120 mila euro – il compenso di Carlo Parmeggiani, ex portavoce del governatore veneto Luca Zaia, come supporto all’ufficio stampa. L’oggetto della consulenza è in verità un po’ più complesso: supporto tecnico-professionale nell’ambito del settore della comunicazione e delle relazioni istituzionali con organizzazione e ottimizzazione dei processi e dei canali di comunicazione.  

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Altri 18 mila euro sono andati a una società esterna per l’aggiornamento del sito internet.

Sul sito della società chiamata a governare la grande opera compaiono altri due incarichi da 60mila euro ciascuno sono stati dati a due ex dirigenti della Stretto di Messina andati in pensione. A un altro ex manager della società in pensione andranno invece 40mila euro. La motivazione è uguale per tutti: rimettere in moto velocemente la macchina del progetto macchina che era ferma da 10 anni. Lo scopo, reso esplicito dal ministero Salvini, è l’apertura dei cantieri entro l’anno. Non a caso queste consulenze, firmate nel novembre 2023, scadranno tutte il 31 dicembre 2024.

Al docente dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria Agostino Nuzzolo, invece, la Stretto di Messina ha commissionato un aggiornamento del piano traffico e merci per un compenso di 65 mila euro. Incarico naturale: Nuzzolo è uno dei grandi sostenitori del Ponte sullo Stretto. Circa un anno fa, sul Quaderno di marzo della Fondazione Progresso Europa Riforme ha firmato uno studio (assieme all’ordinario di Trasporti di Tor Vergata Corrado Rindone) in cui si mette in relazione la realizzazione del Ponte con la «riduzione del divario economico, sociale e territoriale che caratterizza la Calabria e la Sicilia, e più in generale il Sud, rispetto alle altre regioni».